Le vittime della tragedia causata nello Stato indiano di Uttarakhand da un monsone trasformatosi in tsunami potrebbero essere 10.000, anche se sia il ministro dell’Interno Sushilkumar Shinde sia il ‘chief minister’ (governatore) di questo Stato, Vijay Bahuguna lo hanno smentito, riproponendo la cifra di 900-1.000 morti. Inoltre, il quotidiano The Times of India ha aggiunto oggi benzina sul fuoco delle polemiche rivelando che il Dipartimento meteorologico diffuse dal 14 al 16 giugno bollettini riguardanti la possibilita’ di ”pesantissime piogge” in Uttarakhand, in cui chiedeva alle autorita’, che secondo il giornale ”non fecero nulla”, di ”trasferire la gente in luoghi sicuri”. Circa il possibile bilancio delle vittime, il presidente del Parlamento dell’Uttarakhand, Govind Singh Kunjwal, ha detto ieri ai giornalisti al termine di un giro nella zona disastrata che ”nessuno puo’ dire con certezza quante persone sono morte in questa tragedia”. Tuttavia, ha aggiunto, ”dopo aver visitato varie aree colpite dalle alluvioni, e sulla base di informazioni raccolte da famigliari di vittime e responsabili locali, ritengo che il bilancio dei morti sia di circa 10.000”. Una settimana fa il ministro per gli interventi nelle catastrofi, Washpal Arya, aveva ipotizzato un tetto di 5.000 vite umane perdute, una stima ora addirittura raddoppiata da Kunjwal. Da parte sua in dichiarazioni al quotidiano The Hindustan Times, il ‘chief minister’ Bahuguna ha ribadito che ”i dati in nostro possesso parlano per ora di 900-1.000 morti. Per quanto riguarda i dispersi – ha aggiunto – rispetteremo la prassi che vuole che essi possono essere dichiarati morti solo dopo sette anni di assenza”.