Secondo l’esperto Roy Spencer, scienziato e ricercatore capo alla University of Alabama, siamo ormai giunti alla resa dei conti: modelli climatici vs osservazione.
“Coloro che elaborano i modelli e l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite) hanno volontariamente ignorato le prove di bassa sensibilità climatica dell’atmosfera per svariati anni, nonostante il fatto che molti di noi hanno mostrato che semplicemente confondendo causa ed effetto esaminando le variazioni delle nubi e della temperatura, si può essere totalmente fuorviati sulla retroazione delle nuvole. La discrepanza tra modelli e osservazione non è una questione recente, ma qualcosa che diventa sempre più evidente col passare del tempo.”
Sarà interessante scoprire come verrà affrontato il tema nei prossimi anni. Continua Spencer sul Financial Post: “Francamente non capisco come l’IPCC possa continuare ad affermare che i modelli sono ‘non incongruenti” con le osservazioni. Una qualunque altra persona sana di mente potrebbe affermare il contrario.” Centinaia di milioni di dollari confluiti nella creazione/elaborazione di modelli climatici hanno quasi annientato i fondi governativi per la ricerca sulle cause naturali (non umane) di cambiamento climatico. Per anni, coloro che hanno elaborati i modelli hanno sostenuto strenuamente che non esistono cause naturali di cambiamento climatico, “eppure, ora devono invocare effetti climatici naturali per giustificare perché il riscaldamento superficiale si è fermato del tutto negli ultimi 15 anni!“
La frustrazione di Spencer è inoltre giustificata dal fatto che “gli scienziati che ancora imputano i cambiamenti climatici a cause naturali e non umane, contraddicendo il pensiero comune per cui gli-esseri-umani-causano-tutto-ciò-che-c’è-di-brutto-e-cattivo-al-mondo, sono stati praticamente esclusi dai fondi statali e dalla possibilità di pubblicare i loro studi e le loro ricerche.”