Nella giornata di ieri una violenta grandinata, attorno le 13:00 PM, ha duramente colpito la città di Pescara e i comuni del vicino circondario, provocando persino qualche danno e disagi alla circolazione stradale. In pochi minuti la città abruzzese si è completamente imbiancata, mentre la temperatura si è bruscamente abbassata di diversi gradi, passando dai +24°C della mattinata ai +16°C +15°C durante la fase clou delle precipitazioni temporalesche. Per oltre dieci minuti grandi chicchi sono caduti in tutte le zone della città, per poi essere seguita da una pioggia incessante accompagnata da tuoni e attività elettrica. A Città Sant’Angelo i chicchi di grandine caduti erano paragonabili a palline da golf. Proprio come le potenti grandinate associate alle potenti “Supercelle” che spesso si sviluppano sopra le grandi praterie statunitensi. Purtroppo il violento fenomeno atmosferico ha anche apportato diversi danni, con automobili ammaccate, vetri andati in frantumi, grondaie, tettoie e gazebo danneggiati, orti e coltivazioni distrutti.
Situazione analoga a Silvi Marina, nel teramano, dove la polizia locale ha segnalato diverse automobili, veicoli, capannoni, tettorie e terreni danneggiati da questa improvvisa e violenta grandinata, del tutto inusuale per la fascia costiera abruzzese e le aree del vicino retroterra. La forte grandinata che ha interessato il pescarese si è prodotta in seno ad una grossa e ben strutturata “Cellula temporalesca”, di origini “termoconvettive”, che nelle due ore precedenti si era sviluppata sulle aree interne del vicino retroterra costiero, alle spalle della città di Pescara. Dal punto di vista sinottico la situazione era abbastanza esplosiva e adatta per la formazione di locali nuclei temporaleschi lungo i monti della dorsale appenninica. Alla forte instabilità della colonna d’aria, determinata dall’intenso “gradiente termico verticale” (forte disomogeneità termica man mano che si sale di quota) che si è venuto a creare lungo la dorsale appenninica e la fascia costiera del medio-alto Adriatico, va aggiunta anche la particolare conformazione orografica dell’entroterra abruzzese, che dal canto suo, con la presenza dei primi rilievi dell’Appennino verso l’interno, ha contribuito ad alimentare la genesi delle forti correnti ascensionali che hanno generato il temporale responsabile dell’intenso evento grandinigeno.
Questi notevoli contrasti termici, con lo scorrimento di aria più fredda al di sopra delle masse d’aria più tiepide e umide, preesistenti nei bassi strati, hanno rappresentato la miccia che ha fatto esplodere l’attività temporalesca. Dopo essersi formato sulle aree più interne del pescarese la grossa “Cellula temporalesca”, gonfiandosi e prendendo un notevole sviluppo verticale, oltre i 10-11 km di altezza, è stata agganciata in quota dall’intenso flusso occidentale dominante nell’alta troposfera, che presentava peraltro una moderata curvatura ciclonica, la quale ha esercitato un considerevole “forcing” dinamico, creando le condizioni ideali per lo scoppio della convenzione. Una volta agganciata dal flusso occidentale nell’alta troposfera il sistema temporalesco, nato sull’entroterra, si è diretto verso la fascia costiera abruzzese, interessando nella piena fase di maturità la città di Pescara e i centri abitati limitrofi al capoluogo. Proprio in questa fase il temporale, come dimostrato dalle moviole satellitari, si è notevolmente intensificato, acquistando molta umidità dalle aree costiere che ha dato ulteriore enfasi alle precipitazioni lungo la fascia litoranea abruzzese.