Questi notevoli contrasti termici, con lo scorrimento di aria più fredda al di sopra delle masse d’aria più tiepide e umide, preesistenti nei bassi strati, hanno rappresentato la miccia che ha fatto esplodere l’attività temporalesca. Dopo essersi formato sulle aree più interne del pescarese la grossa “Cellula temporalesca”, gonfiandosi e prendendo un notevole sviluppo verticale, oltre i 10-11 km di altezza, è stata agganciata in quota dall’intenso flusso occidentale dominante nell’alta troposfera, che presentava peraltro una moderata curvatura ciclonica, la quale ha esercitato un considerevole “forcing” dinamico, creando le condizioni ideali per lo scoppio della convenzione. Una volta agganciata dal flusso occidentale nell’alta troposfera il sistema temporalesco, nato sull’entroterra, si è diretto verso la fascia costiera abruzzese, interessando nella piena fase di maturità la città di Pescara e i centri abitati limitrofi al capoluogo. Proprio in questa fase il temporale, come dimostrato dalle moviole satellitari, si è notevolmente intensificato, acquistando molta umidità dalle aree costiere che ha dato ulteriore enfasi alle precipitazioni lungo la fascia litoranea abruzzese.
La super-grandinata di ieri a Pescara: un evento estremo provocato da una potente cella
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