Sono finora 138 le persone morte per le violente inondazioni e le frane provocate dalle piogge monsoniche nel nord dell’India, ma le autorita’ locali temono che le vittime possano essere oltre 1000. Una parlamentare del posto, Shaila Rani Rawat, sostiene che addirittura sarebbero gia’ circa 2000. I soccorritori stanno cercando di raggiungere, in elicottero e a piedi, le migliaia di persone – si stima 50.000 – intrappolate nelle province dell’Himalaya, di difficile accesso. Sono stati dispiegati 10mila soldati per portare aiuto ai sinistrati, ai turisti ed ai pellegrini indu’, rimasti imprigionati a migliaia lungo il percorso sacro del Char Dham, nel nord dell’Uttarkhand, lo stato piu’ colpito dalle abbondanti piogge monsoniche iniziate una settimana fa.
La furia distruttrice delle piogge ha devastato interi villaggi nel nord ovest dell’India, i trasporti su strada e ferrovia risultano bloccati, i ponti crollati. ”Dappertutto e’ una rovina”, ha commentato un ufficiale del’esercito. ”Ci sono cadaveri dovunque e temiamo che siano morte oltre 1000 persone”, ha dichiarato Ganesh Godiyal, presidente di una fondazione che raduna numerosi santuari nelle citta’ di Kedarnath e Badrinath. Si calcola che finora siano stati tratti in salvo non meno di 33.000 sfollati. Nella capitale New Delhi il fiume Yamuna ha raggiunto un livello che non si ricordava dal 1978. Anche in Nepal i monsoni killer hanno fatto le loro vittime: 39, secondo Laxmi Prasad Dhakal, responsabile del centro nazionale delle operazioni di emergenza. L’arrivo dei monsoni, con due settimane di anticipo rispetto alla data abituale, ha preso alla sprovvista le autorita’ locali mettendo ancora una volta a nudo le carenze sul piano della prevenzione e dei soccorsi