Circa una volta l’anno (pari a 30 anni terrestri), Saturno presenta una grande tempesta che influenza l’aspetto dell’atmosfera su scala globale. Queste gigantesche formazioni sono note come ‘Grandi macchie bianche’, il cui nome è stato assegnato per analogia con la Grande Macchia Rossa di Giove. Sono tempeste periodiche di colore biancastro che si manifestano nell’emisfero boreale di Saturno e appaiono abbastanza grandi da risultare visibili da Terra mediante l’uso di telescopi. Osservate per la prima volta nel lontano 1876, qualche anno fa la sonda Cassini è stata in grado di ottenere immagini ad altissima risoluzione di questa grande struttura meteorologica. Quella del 2010 è cominciata come una piccola e brillante nube alle medie latitudini dell’emisfero nord del pianeta, ed è cresciuta rapidamente, rimanendo attiva per più di sette mesi. A due anni dall’evento, il Planetary Sciences Group ha presentato un primo studio della tempesta che è stato pubblicato sulla copertina di Nature, il 7 luglio 2011. Ora, con questa nuova ricerca, i segreti nascosti del fenomeno sono stati rivelati, studiando in dettaglio la “testa” e il “corpo centrale” della Grande Macchia Bianca. Il team di astronomi ha analizzato le immagini riprese dalla sonda Cassini al fine di misurare i venti nella “testa” della tempesta, il punto in cui l’attività ha avuto origine. In questa regione la tempesta interagisce con l’atmosfera circolante, formando venti sostenuti, tipicamente nell’ordine dei 500 chilometri all’ora.
“Non ci aspettavamo di trovare una circolazione così violenta della tempesta; ciò è sinonimo di interazione particolarmente violenta tra il temporale e l’atmosfera planetaria“, ha commentato Enrique Garcia. I ricercatori sono stati in grado, inoltre, di determinare l’altezza di tale struttura, posta a 40 Km sopra le nubi del pianeta. La ricerca ha anche rivelato il meccanismo che produce questa fenomenologia. Il team di scienziati ha progettato modelli matematici in grado di riprodurre la tempesta su un computer, fornendo una spiegazione fisica sul comportamento di questa tempesta gigante e in merito alla sua lunga durata. I calcoli mostrano che il corpo centrale della tempesta è profondamente radicato a circa 300 km al di sopra delle nuvole visibili. La tempesta trasporta enormi quantità di vapore acqueo per i più alti livelli del pianeta, formando nubi visibili e liberando enormi quantità di energia. La ricerca ha anche mostrato che, nonostante l’enorme attività della tempesta, questa non è stata in grado di modificare sostanzialmente i venti dominanti che soffiano sempre nella stessa direzione. A parte la curiosità di conoscere i processi fisici alla base della formazione di queste enormi tempeste su Saturno, lo studio di questi fenomeni ci permette di migliorare la nostra conoscenza dei modelli meteorologici e del comportamento dell’atmosfera terrestre in un ambiente molto diverso e impossibile da simulare in laboratorio. “Le tempeste su Saturno sono, in un certo senso, un banco di prova dei meccanismi fisici alla base della generazione di fenomeni meteorologici simili sulla Terra“, ha commentato Agustín Sánchez Lavega, direttore del gruppo di Scienze Planetarie al UPV/EHU.