Butte è una graziosa cittadina del Montana, negli Stati Uniti. Sono terre di montagna, di orsi grizzly e di cow-boys, che attirano ogni anno migliaia di turisti e visitatori.
Ma Butte è soprattutto il simbolo di uno degli scempi ambientali più scellerati causati dall’uomo: la Berkeley Pit.
Si tratta di una vecchia miniera a cielo aperto dimessa nel 1982. Quivi si estraeva rame al ritmo di oltre100 tonnellate al giorno; un labirinto di 11.000 km di gallerie e pozzi, che raggiungevano anche i 1.500 km di profondità.
In seguito alla sua dismissione, lo spegnimento delle pompe idrovore che mantenevano le gallerie asciutte, provocò un deflusso delle acque nel bacino della miniera. Acque che erano intrise di piombo, arsenico, cadmio e altri metalli tossici utilizzati per la raffinazione dei minerali grezzi: si è venuto a formare così una sorta di lago avvelenato…una “piscina gigante” di oltre 2 chilometri di estensione e 270 m di profondità.
Addirittura queste acque sono state colonizzate da forme di vita, batteri e funghi (estremofili) che si sono riuscite ad adattarsi a queste condizioni proibitive!
Se pensiamo poi che la situazione non è stata risolta ancora oggi…viene il mal di mare. Nientemeno qualcuno sta fantasticando di farne un’attrazione turistica. Una sorta di monumento da salvaguardare, simbolo dei mali dell’industrialismo e del produttivismo disumano dell’Otto-novecento: un Olocausto ecologico la cui memoria deve essere tramandata alle generazioni future…per non dimenticare ma soprattutto per non ripetere.