La progressiva sparizione delle vecchie siepi e di altre formazioni lineari che contrassegnavano il paesaggio agrario e naturale è ormai un argomento di discussione molto diffuso.
In Europa l’impianto e la manutenzione delle siepi sono pratiche molto antiche. I paesaggi a campi chiusi fanno la loro comparsa nel Medio Evo, rimpiazzando gli antichi boschi ed i campi aperti. Esse hanno caratterizzato i nostri paesaggi per diversi secoli vivendo a fianco dell’uomo e delle generazioni che si susseguivano.
Ma con l’affermarsi dell’agricoltura intensiva soprattutto dopo gli anni 50, queste delimitazioni dei campi sono andate via via scomparendo per dar vita ad appezzamenti sempre più grandi con poche scoline interrate e pochissime zone di vegetazione, che siano esse siepi, arbusti, o semplici lembi di suolo inerbito.
La siepe tuttavia riveste un ruolo agro-ecologico assolutamente primario.
La sua funzione principale è quella di offrire un luogo di riparo e di conservazione-riproduzione dei predatori dei parassiti delle colture messe a dimora. Il numero e la varietà degli organismi che trovano riparo nella siepe è veramente elevato. Le siepi dunque rappresentano dei veri e propri antiparassitari naturali, che consentirebbero ai conduttori dei campi un notevole risparmio sui prodotti anticrittogamici.
Le siepi inoltre possono essere considerate elementi di diversificazione del paesaggio arricchendolo di significati simbolici suggestivi e dunque valorizzandolo.
Oltre a ciò è bene ricordare anche il loro ruolo molto efficace come frangivento nel contrasto ai fenomeni di erosione eolica; questi ultimi spesso rappresentano forti limitazioni per la coltivazione delle piante e possono determinare riduzioni della fertilità potenziale dei terreni agricoli nel tempo.