Coltivare tartufi nel proprio giardino: realtà o utopia?

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L’idea di coltivare tartufi è antichissima, ma è molto recente la realizzazione di impianti tartufigeni a vasta scala: negli ultimi anni infatti la tartuficoltura ha fatto dei veri e propri passi da gigante, grazie soprattutto alla sperimentazione in campo ed alla divulgazione tecnica.

Nel nostro paese, in particolare, gli impianti specializzati nella coltivazione del tartufo sono in numero sempre crescente, soprattutto nelle regioni che storicamente sono interessate dalla raccolta del prezioso fungo, come ad esempio il Piemonte, Le Marche e la Toscana.

Ma non solo le aziende tartuficole, anche il singolo cittadino può provare a piantare i tartufi – se possiede un piccolo appezzamento di terra – magari nel proprio giardino o nel proprio orto bio, che vanno tanto di moda oggi.

Per istituire il proprio microimpianto di tartuficoltura ed avere buone probabilità di successo bisogna anzitutto valutarne la fattibilità di una tartufaia in quelle particolari condizioni ecologiche del sito dove si ha intenzione di coltivare i propri tartufi. Il segreto principale infatti è capire se le condizioni ecologiche (in particolare il microclima e le caratteristiche pedologiche) del proprio appezzamento si avvicinano a quelle delle zone in cui il tartufo nasce spontaneamente e cercare di riprodurle più fedelmente possibile.

Analizzando allora – speditivamente – gli ambienti naturali che hanno ospitato una vigorosa proliferazione spontanea dei tartufi, si può osservare come le tartufaie naturali si rilevano sempre in zone con caratteristiche ben definite: vale a dire nelle zone dei fondovalle, soprattutto limitrofe ai corsi d’acqua, sotto copertura vegetale e su morfologie collinari sottoposte a dinamiche di versante; queste ultime creano continue rielaborazioni e disordine nelle particelle del terreno, in cui viene così a crearsi un certo grado persistente di aerazione, umidità e sofficità. Ideali, ad esempio, sono i pedoambienti costituiti da rocce madri affioranti di litologie marnose in prossimità di piante isolate.

Per quanto riguarda i microclimi delle tartufaie naturali, essi sono generalmente caratterizzati da una certa uniformità con temperature estive non eccessive, escursioni termiche giornaliere e stagionali poco pronunciate ed un’elevata umidità dell’aria.

Tutto ciò vale, a grandi linee, sia per il Tuber Magnatum Pico (Tartufo bianco) che per il T. Melanosporum (Tartufo nero), anche se quest’ultimo predilige condizioni microclimatiche più specifiche, che fan sì che le due specie non si ritrovino quasi mai assieme. Il Melanosporum infatti fruttifica meglio in condizioni di temperatura più elevata, con valori medi più alti di 4-5º in più rispetto ai siti ideali del tartufo bianco, mentre per l’inverno si verifica l’esatto contrario.

In più cambiano le condizioni di regime idrico, nelle cave di tartufo nero la quantità d’acqua a disposizione delle piante in estate è inferiore rispetto a quella dell’assai più costoso e pregiato Magnatum.

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