Desertificazione dei suoli: un problema sottovalutato

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Ci commuoviamo davanti all’inquinamento di una foresta, alla perdita della biodiversità, agli scarichi velenosi in mare, ma sono rare invece le persone che conoscono il funzionamento dei suoli e che si indignano davanti al loro inquinamento o alla loro erosione.

Il suolo però ricopre un ruolo fondamentale negli equilibri ecosistemici a livello planetario

E’ dal suolo infatti che ricaviamo i nostri alimenti…è lui che ci dà da mangiare! Oltretutto quasi nessuno è a conoscenza del fatto che il comparto suolo ospita il 95% della biodiversità dell’intero pianeta: in un solo grammo di suolo vivono milioni di microrganismi, molti dei quali ancora sconosciuti!

Il suolo non è una risorsa rinnovabile ed ogni intervento antropico maldestro può comprometterne le sue funzioni in modo irreversibile! La strategia europea del 2006 almeno ha individuato le otto principali minacce che rischiano di compromettere le funzioni del suolo, dall’erosione alla compattazione, dalla perdita di biodiversità alla salinizzazione…fino all’ultima forma di degrado, la più preoccupante, la desertificazione.

La desertificazione rappresenta lo stadio ultimo, la morte dell’ “organismo” suolo. Essa è un problema che ci riguarda da vicino a noi italiani: infatti dai dati estrapolati nell’ambito del progetto “Desertification Information System for the Mediterranean” (DISMED) per le aree del bacino del Mediterraneo risulta che, a livello nazionale, molte aree, soprattutto concentrate nell’Italia meridionale e isole, sono ad alto rischio desertificazione.

La Sicilia, in particolare, è considerata mediamente la regione a rischio più alto di desertificazione in Italia ed una dei più elevati dell’area mediterranea. Da sottolineare comunque che il territorio isolano presenta differenze zonali anche piuttosto marcate: basti pensare alle province di Messina e Palermo classificate come “zone a basso rischio”, il che è dovuto ad aspetti climatici, vegetazionali (mm pioggia/annui, presenza di ampie zone boscate) e gestionali (aree sottoposte a particolare tutela perché ricadenti in parchi o riserve); mentre le zone interne delle province di Enna e Catania sono tutte “a rischio elevato” (caratteristiche geomorfologiche sfavorevoli, collinari, argillose, poco stabili associate ad un’intensa attività antropica ed un eccessivo sfruttamento delle risorse).

Tutto ciò mette in luce comunque che le cause della desertificazione non siano – come si potrebbe immaginare – imputabili solo all’uomo, ma anche ad eventi naturali, quali l’erosione idrica provocata dalle piogge aggressive, la scarsa vegetazione e la pendenza dei terreni che favoriscono l’effetto ruscellamento. Tuttavia il problema resta ancora parecchio sottovalutato… problema che ha dirette e gravi conseguenze sul settore primario, provocando la perdita di produttività biologica ed economica.

E i dati non sono affatto confortanti. L’ultimo rapporto dell’assessorato siciliano all’agricoltura ha evidenziato che in dieci anni il 50% del territorio era a rischio medio di desertificazione e il 7% a rischio elevato; oggi quest’ultima è lievemente aumentata, arrivando al 7,5%, mentre la prima è scesa al 48,4%. Pare dunque che in un decennio sia stato fatto poco o nulla per migliorare la situazione. Urge quindi la formazione di tavoli tecnici di confronto con l’emanazione di norme specifiche a livello nazionale ed europeo che non si limitino solo a fare accenno al problema, ma che individuino e specifichino le delle azioni di intervento risolute ed efficaci.

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