Ma oltre all’aspetto geoturistico rilevante, c’è anche l’aspetto scientifico a destare attenzione: si tratta infatti di vulcani spenti, l’ultima eruzione risale al 1050 d.C., datata in seguito alla scoperta di ceneri vulcaniche all’interno di uno strato di sabbia risalenti appunto a quell’epoca (metodo del Carbonio 14). A conferma di ciò anche alcuni scritti di Enrico I che visse in quell’epoca e che parlava di “fiamme e incendi seppelliscono sotto una montagna di ceneri le montagne”.
Ciononostante l’area del massiccio centrale è in perenne agitazione, soprattutto per motivi tettonici, con la placca africana che spinge contro la Francia e la Spagna. In più la zona staziona proprio sull’incrocio di due grosse faglie, che non fanno proprio dormire sonni tranquilli, prospettando anche un clamoroso risveglio di attività magmatica e vulcanico-effusiva. Per questo ricercatori ed esperti sorvegliano e monitorano attentamente l’attività endogena fra queste montagne rilevando tra l’altro scosse sismiche di lieve entità ma che si susseguono quotidianamente.
Tutti i vulcanologi sono comunque d’accordo nel dire che questi vulcani si risveglieranno, ma nessuno è in grado di predirne una data, questo è ancora fuori portata per il livello di conoscenza che hanno raggiunto la vulcanologia e la scienza oggi. Forse il vulcano erutterà domani mattina, forse nel 2050 nel loro anniversario millenario, oppure magari ci vorranno altri mille anni.
Gli scienziati proprio non lo sanno, Madre Natura sì.