Il Bison priscus visse, diffondendosi in gran parte d’Europa, nel cuore del Pleistocene e viene considerato l’antenato del bisonte europeo attuale (Bison bonasus).
Rispetto al suo successore, il B. priscus era di dimensioni maggiori superava i 2 m al garrese e i 2,70 m in lunghezza; il Bisonte attuale invece raggiunge raramente i 2 m al garrese ed in lunghezza è inferiore di qualche decimetro.
Il priscus aveva come peculiarità unica le dimensioni delle corna, che raggiungevano delle dimensioni veramente ragguardevoli, che raggiungevano il metro e 20 in lunghezza. Tali dimensioni non permettevano a questo bisonte di popolare l’ambiente forestale, come avviene per il bonasus attuale, ma frequentava spazi aperti, steppici, che gli è valso il soprannome di “bisonte della steppa”.
Il Bison priscus sopravvisse ad una serie di importanti oscillazioni climatiche che si susseguirono nel Pleistocene; in Italia settentrionale si diffuse nei periodi più freddi e più aridi, cioè durante le massime espansioni dei ghiacciai, per poi migrare a nord nelle fasi più temperate. In Italia meridionale non fu mai presente, evidentemente il clima rimaneva ancora troppo tiepido anche in periodici avanzamento dei ghiacciai.
Tuttavia alla fine del Pleistocene avvenne la sua scomparsa. Secondo l’ipotesi più accreditata la scomparsa del bisonte delle steppe sarebbe da ricercare sia nell’aumento delle aree forestali a seguito dell’ ultima glaciazione, sia nell’intensa caccia da parte dell’uomo.
Si passò così alla sottospecie Bison priscus mediator, più piccola di dimensioni, fino all’evoluzione nell’attuale B. bonasus; questo presenta corna piccole, tozze e curve ed un aspetto generale meno massiccio, adattabile anche a vivere in boschi e foreste.
Il Bison bonasus attualmente popola le foreste del Nord fino al Caucaso, è oggi anch’esso a rischio estinzione. Soltanto grazie al lavoro di salvaguardia di alcuni allevatori e naturalisti la sopravvivenza di questa specie è stata garantita.