Questo anellide infatti vive nel suolo, si muove lungo tutti gli orizzonti pedologici attraverso gallerie semi-verticali che esso stesso scava; grazie ad esse risale in superficie a prelevare i residui organici (foglie secche, sterco…) dei quali si nutre.
Quindi scavando queste gallerie (che si conservano intatte per anni) arieggia e drena il suolo come se fosse un aratro. Inoltre ingerendo materia organica del suolo la sminuzza, accelerandone la degradazione da parte di organismi più piccoli, in buona sostanza svolge un ruolo primario nella formazione di humus, elemento fondamentale per l’assorbimento degli elementi nutritivi per la crescita delle piante.
Sintetizzando il lombrico ara e concima il terreno naturalmente.
Altresì cibandosi – come detto – di fogliame ed altri residui organici che trova in superficie elimina pericolosi focolai di organismi nocivi come le spore dell’ascomicete che provocano la ticchiolatura del melo e di altri insetti minatori delle foglie.
Ergo il lombrico si può dire che è come un aratro, come un concime per arricchire il suolo e come un fitofarmaco per difendere le piante da parassiti e insetti nocivi.
Ma non è tutto: è anche in grado di bonificare suoli contaminati stoccando le sostanze dannose in profondità.
Eppure basta poco per uccidere i lombrichi: con diserbanti e pesticidi oppure schiacciandoli con aratri e attrezzi agricoli vari. L’uomo è quindi un pericoloso killer di questo animale straordinario. E questo è strano perché l’uomo – che non è certo un animale straordinario – ma molto intelligente dovrebbe informarsi meglio!