Il suolo è la pellicola più superficiale della crosta terrestre in cui sostanze minerali e materia organica sono intimamente mescolate.
Esso non è una risorsa rinnovabile; i processi di pedogenesi che portano alla formazione di un suolo variano da qualche centinaio a qualche migliaio d’anni.
Il suolo ricopre un ruolo fondamentale negli equilibri degli ecosistemi a livello planetario, ospita le piante, le colture agrarie e forestali, il suolo è un aspetto fondamentale dell’attività primaria, il suolo insomma ci dà da mangiare. Ed è per questo che ogni impatto su di esso (cementificazione, erosione, salinizzazione…) si traduce in una grave perdita per la natura, per l’ambiente, per l’uomo.
Questa risorsa naturale ad oggi non è tutelata come le altre (ad ex. aria, acqua…), probabilmente sarà una questione culturale, sta di fatto che i cittadini non possiedono ancora una coscienza sull’importanza che essa riveste.
La legislazione in materia, a livello di UE, è ancora in forte ritardo se raffrontato rispetto alle altre matrici ambientali, nonostante le tante proposte di legge.
Ma se a livello europeo siamo molto indietro, a livello nazionale siamo quasi alla “preistoria”(…tanto per cambiare!); il d.lgs 152/2006 riporta all’art. 54 questa definizione di suolo: “Suolo: il territorio, il suolo, il sottosuolo, gli abitati e le opere infrastrutturali…” quindi il suolo viene visto ancora come territorio in senso lato, anziché come lo strato superficiale che ricopre la crosta terrestre.
È dire che c’era stato un “colpo di reni” in materia da parte dell’Italia qualche mese fa, quando era ancora in carica il governo Monti.
Il Consiglio dei Ministri infatti aveva approvato a fine anno (2012 ndr) aveva approvato in via definitiva (acquisito il parere della Conferenza unificata Stato-Regioni) il Disegno di Legge sulla “valorizzazione delle aree agricole” e sul “contenimento del consumo del suolo” conosciuto anche come “ddl Catania”, dal nome del suo promotore, il Ministro delle politiche agricole e forestali Mario Catania. E così grazie al coraggio ed all’oculatezza della proposta del Ministro – proposta che tra l’altro è stata accolta favorevolmente e condivisa da tutto il Governo – avremmo potuto portare in Parlamento una norma per arginare con forza l’incontrollato consumo di territorio che è una delle ragioni principali dei disastri a cui assistiamo ed abbiamo assistito in questi giorni e in questi anni, eventi calamitosi che finiscono poi troppo spesso nel dimenticatoio.
Ricordiamoci che dagli anni ’50 ad oggi, un’area grande quanto il Trentino Alto Adige e la Campania è stata deposta cinicamente sotto il cemento.
Il consumo del suolo è come un cancro che avanza inarrestabile con le sue metastasi alla velocità di oltre 100 Kmq all’anno, 30 ettari al giorno, 200 mq al minuto.
Una strada imboccata spavaldamente, una strada di non ritorno, superata la quale l’ecosistema Italia non sarà più in grado di autoriprodursi, ma nessuno se n’era mai curato più di tanto seriamente.
Una riforma quindi di cui il paese avrebbe avuto tanto, tanto bisogno!
I punti salienti della norma sono essenzialmente 3:
- l’imposizione di un “tetto massimo” alla superficie agricola edificabile;
- il divieto di cambiamento di destinazione d’uso del suolo per almeno 5 anni per tutti quei terreni agricoli che hanno ricevuto sovvenzioni comunitarie o statali;
- la cancellazione della sempre contestata disposizione che permette ai Comuni di coprire le spese con gli oneri di urbanizzazione.
Per quest’ultimo punto si prevedeva cioè che i proventi derivanti dai titoli abilitativi edilizi e dalle sanzioni riscosse per interventi di realizzazione delle opere di urbanizzazione, venissero in parte reinvestiti per la qualificazione dell’ambiente e del paesaggio e soprattutto ai fini della messa in sicurezza di quelle aree del nostro territorio esposte a rischio idrogeologico significativo.
Un’altra finalità apprezzabile del ddl in oggetto eraaltresì quella di valorizzare la superficie agricola, oltre che con lo scopo di promuovere l’attività primaria che su di essa si pratica o potrebbe praticarsi, anche di impedire che il suolo venisse eccessivamente eroso e consumato dall’urbanizzazione, favorendo dall’altra il recupero di nuclei abitati rurali.
Insomma, un provvedimento che perseguiva in sostanza una delle priorità più incombenti del nostro paese e cioè la messa in sicurezza del territorio, in particolare di quelle aree più minacciate dal dissesto idrogeologico; i disastri che in questi anni hanno falcidiato le nostre comunità avrebbero dovuto essere un input a velocizzare al massimo possibile l’iter di approvazione della norma per renderla esecutiva al più presto…poi però, come si è appreso, la fiducia all’esecutivo è venuta meno da parte di un gruppo parlamentare piuttosto robusto, il che ha vanificato tutti gli sforzi per una rapida approvazione.