È uno dei grandi vini di Francia, uno dei più rinomati: lo Chateauneuf-du-Pape (il vino dei papi), prodotto nel comune omonimo e in altri 4 comuni adiacenti, tutti ubicati pochi chilometri a nord di Avignone.
La coltivazione della vite era già praticata nel periodo antico; la celebrità di questo vino però risale al Medioevo, agli inizi del 1300 sotto il Pontificato del secondo Papa di Avignone Giovanni XXII, il quale fece erigere un castello nel comune che divenne così, di fatto, la residenza estiva pontificia.
Lo Chateauneuf-du-Pape è un vino unico in un terroir unico, una tradizione d’eccellenza che ottenne la denominazione AOC nel 1933, grazie soprattutto al prezioso contributo del del barone Le Roy de Boiseaumarié, proprietario di Château Fortia.
In queste terre caratterizzate da basse terrazze alluvionali, modellate dal corso del fiume Rodano, il microclima svolge un ruolo fondamentale: quivi le correnti del Maestrale raggiungono l’apice della loro intensità; ciò permette alle viti di asciugarsi molto rapidamente dall’acqua di piogge e temporali, fondamentale per una perfetta maturazione degli acini scongiurando il rischio muffe soprattutto in prossimità della vendemmia.
Inoltre l’ottima esposizione dei vigneti e l’elevato numero di ore di irradiazione solare coadiuvano ad aumentare il livello della qualità.
Come detto il Maestrale tende “ad asciugare in fretta”e per questo il rischio di andare incontro a situazioni di stress idrico anche pesanti è certamente elevato.
Ma è qui che entra in gioco il suolo e la geologia della zona. Le paleo-acque di mari ormai scomparsi infatti hanno depositato nella zona fini sedimenti argilloso-calcarei, i quali rilevano buona ritenzione idrica unita ad una buona capacità a farsi penetrare dalle radici che possono così svilupparsi e nutrirsi in profondità non soffrendo la siccità del suo clima caldo tipicamente mediterraneo.
Al di sopra di questi sedimenti argillosi, i famigerati galets, ciottoli fluviali arrotondati dalle grandi dimensioni, distaccatisi dal massiccio alpino, e trasportati e deposti su questi altipiani, utili ad arginare le forti escursioni termiche.
Ne vien fuori da questo terroir, un vino assolutamente originale: un assemblaggio di 13 varietà, con il Grenache a farne da padrone, 3.200 ettari con una produzione annua di oltre 13 milioni di bottiglie, per un vino spinto, generoso, profondo ma equlibrato in bocca con i suoi aromi di vaniglia e frutti di bosco.