La patata e l’acqua

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patataLa patata (Solanum tuberosum L., fam. Solanaceae) é una pianta erbacea annuale, dalle radici molto sviluppate e provvista di stoloni sotterranei, gli ingrossamenti dei quali, i tuberi, rappresentano il prodotto commestibile. Sul tubero sono presenti alcune gemme, chiamate comunemente “occhi” che, sviluppando germogli, consentono l’utilizzo di questa parte della pianta a scopi riproduttivi.

La patata è la specie più coltivata e più consumata nel mondo dopo i cereali: il suo elevato contenuto in amido, il buon livello proteico, oltre alla presenza di vitamina c la rendono un cibo ideale, e difatti rappresenta un elemento fondamentale per la dieta di sussistenza di molte popolazioni nel mondo.

È una pianta rustica, molto adattabile che può essere coltivata ad ogni latitudine, longitudine e su qualsiasi tipo di suolo. Predilige comunque terreni sciolti, arieggiati e ben lavorabili, a pH leggermente acido (5,5-6) e climi freschi con cieli coperti e costante rifornimento idrico.Nelle zone climatiche che non presentano questi requisiti, si può anticipare la semina di qualche mese per ottenere patate primaticce o novelle.

Per ottimizzare la tuberizzazione e lo sviluppo dei tuberi bisogna – come accennato – cercare di evitare assolutamente gli stress idrici, soprattutto durante la fase di sviluppo degli stoloni che potrebbero portare ad una forte riduzione del numero dei tuberi, con ripercussioni negative sia a livello di quantità che di qualità.

Periodi di siccità interrotti da interventi di irrigazione causano molto sovente malformazioni del tubero. Se lo stress idrico si manifesta invece nel periodo di accrescimento del tubero o quando si è già formato, adacquamenti o eventuali concimazioni di “spinta” potrebbero provocare anomalie, escrescenze, fenditure o fisiopatologie. Tutti questi inconvenienti possono tuttavia essere prevenuti mantenendo costantemente il terreno umido al 70/75% circa della sua capacità idrica, tranne che nelle ultime fasi della maturazione.

Ma quali sono i sistemi più efficaci per controllare le riserve idriche del terreno, formulando un bilancio che consenta uno sviluppo senza stress alla solenacea in questione?

Uno dei più correnti e validi, è certamente il calcolo dell’Evapotraspirazione potenziale (Etp). Con questo metodo si utilizza il dato dell’Evapotraspirazione giornaliera di una vasca, corretto con gli opportuni coefficienti colturali (Kc) che varieranno a seconda della latitudine, della coltura e della fase di sviluppo.

L’intervento irriguo viene praticato in seguito all’evaporazione di 30 mm di acqua. Per quanto riguarda il caso specifico dell’Italia risulta, da studi specifici e sperimentazioni che, per varietà di ciclo medio, al fine di raggiungere la massima resa produttiva, si dovrà intervenire ogni 12-15 giorni al Nord per un range di 2/6 irrigazioni e ogni 6 giorni nel Mezzogiorno per un totale di 8/9 adacquamenti.

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