Le cellule staminali sono cellule non ancora specializzate, quindi in grado di trasformarsi in una vasta gamma di tipi di cellule del corpo, attraverso il processo di differenziamento cellulare.
Ognuno di noi, nelle prime fasi della nostra esistenza, è fatto da questo tipo di cellule, che si differenziano durante la gravidanza, sulla base del codice genetico, formando le strutture e gli organi del nostro organismo.
Le cellule staminali esistono anche negli adulti e sono essenziali per produrre particolari cellule, come i 200 miliardi di globuli rossi di cui quotidianamente abbiamo bisogno.
Sono meno versatili rispetto a quelle embrionali, ma facilmente ricavabili da diversi tessuti dell’organismo, compresi gli strati adiposi.
Pongono meno problemi etici rispetto alle staminali embrionali, che si ottengono attraverso la distruzione degli embrioni, i quali ultimi non potranno evolversi in feti e successivamente in individui.
Il metodo Stamina, stando al suo stesso promotore, Davide Vannoni, consiste nella somministrazione di cellule staminali mesenchimali per curare particolari patologie. Con esse può essere curata un’ampia gamma di malattie, anche di tipo neurodegenerativo, come la leucodistrofia muscolare.
Vannoni sostiene di aver sviluppato il “metodo” Stamina dopo aver trattato con le cellule staminali una emiparesi facciale causata da un’ infezione virale nel 2004 in Russia.
Successivamente invitò in Italia un ricercatore russo e uno di origini polacche, che lo aiutarono a sviluppare un sistema che poi sarebbe diventato “metodo”.
Tra le persone sottoposte a terapia, ce ne sono state alcune affette da Parkinson, altre da Alzheimer e altre ancora da patologie che colpiscono il sistema nervoso e l’apparato muscolare.
Le cellule utilizzate da Vannoni sono ottenute attraverso espianti dal midollo osseo, ma sulla rivista scientifica Nature, è stato spiegato che molti dettagli del suo “metodo” continuano ad essere ignoti.
La vicenda delle terapie con cellule staminali è diventata particolarmente discusse in Italia a seguito di vari servizi messi in onda dalle Iene, in prima serata su Italia 1.
La trasmissione, occupandosi dell’appello dei genitori della piccola Sofia, che purtroppo non ce l’ha fatta ed ora è uno stupendo angioletto, ha trattato il suo dramma.
La bimba era affetta da leucodistrofia muscolare, una malattia neurodegenerativa non curabile, che nella forma infantile porta alla morte a circa 5 anni di distanza dalla comparsa dei primi sintomi.
L’1 agosto verrà consegnato il protocollo del metodo Stamina ma, come lo stesso Vannoni ha spiegato, si stanno discutendo ancora alcune questioni, come la nomina di una Cro, una società esterna internazionale, scelta dal ministero, che controlli i dati clinici.
La metodica che consegnerà non verrà modificata, mentre una delle tre patologie presentate da Vannoni è stata esclusa, in quanto la legge prevede che la sperimentazione si possa fare esclusivamente su patologie che sono già oggi in cura a Brescia, quindi quelle già previste dal decreto Balduzzi.
In attesa di risposte dal Ministero sull’ente certificatore, per Vannoni un passo avanti si è già fatto: gli scienziati vogliono capire, comprendere, senza attacchi a priori.
Vannoni sta pensando, inoltre, ad una sperimentazione negli Usa con il professor Ricordi, magari proprio su patologie escluse.
Metodo Stamina: tra pochi giorni il via alla sperimentazione
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