Ci sono luoghi inesplorati sulla Terra dal fascino mozzafiato. Paradisi incontaminati, forme e paesaggi spettrali di cui non si immaginerebbe neppure l’esistenza. La Riserva Naturale dello Tsingy in Madagascar risponde perfettamente a questi requisiti; tale sito è ubicato nella parte centro-occidentale dell’isola africana, a 300 km da Antanarivo, capitale del paese.
È un “giardino dell’Eden” dove si possono ammirare delle formazioni rocciose spettacolari, uniche nel suo genere: la foresta in roccia dello Tsingy. Si tratta di lame di roccia calcarea purissima di parecchi metri di altezza modellati dall’erosione superficiale, che hanno dato vita ad un labirinto di canyon e spelonche in cui è facilissimo, una volta addentratisi, smarrirsi. “Foresta” perché in lontana sembra di trovarsi di fronte ad una immensa distesa di aghifoglie.
Per l’acuità e l’affilatezza delle sue rocce è anche difficilissimo camminare in modo indolore. Il nome stesso Tsingy significa, in lingua locale, “camminare in punta di piedi”.
È dunque un posto da sogno per esploratori, ricercatori, studiosi ed appassionati di Geologia e di Scienze Naturali, un incubo invece per i Malgasci.
Abbiamo detto che si tratta di uno spettacolo geonaturalistico unico nel suo genere, poiché, pur esistendo morfologie simili in altri luoghi della terra, in nessun’altro le lame di roccia hanno raggiunto simili altezze e dimensioni. Ciò perché col passare del tempo “geologico” sarebbero certamente crollate, quivi invece si sono potute conservare grazie a condizioni ambientali particolari: quali l’assenza di basse temperature che all’acqua che si è infiltrata in pori e fessure di gelare, la compattezza delle sue litologie che con la loro bassa permeabilità ostacolano l’infiltrazione delle acque, garantendo una certa stabilità a queste lame che altrimenti collasserebbero e poi la presenza di piogge acidificate che implementa la modellazione delle forme. Proprio la particolare inospitalità di questo ambiente ostico lo suggella come un santuario risparmiato da invasive e tossiche colonizzazioni antropiche: un paradiso terrestre che si tutela da solo.
Ma la foresta dello Tsingy non è solo geologia e geomorfologia: qua e là in mezzo alle fessure ed alterazioni di queste lame affilate cercano di farsi valere alcune piante pioniere che vanno così a creare dei suggestivi giardini pensili. Oltre all’essenze vegetali, non possiamo non far cenno alla ricchezza della biodiversità animale endemica che popola la surreale foresta: ragni, scorpioni, ma anche uccelli (oltre 200 specie censite), rettili, anfibi…tutti incuriosiscono in primis per le loro capacità di adattamento per resistere a questo ostico ambiente surreale.
Insomma un tesoro naturalistico di oltre 150.000 ha, già da oltre 20 anni (1990) dichiarato patrimonio dell’umanità: è responsabilità quindi dell’uomo, di noi tutti saper proteggere, difendere, conservare e tramandare questo e altri regali che madre natura ci ha cordialmente concesso, garantendone la fruibilità alle generazioni a venire.