Gli anfiteatri morenici sono delle forme geomorfologiche che presero forma quando i ghiacciai, che raggiunsero l’apice del loro avanzamento verso valle nel periodo delle grandi glaciazioni pleistoceniche, cominciarono a ritirarsi abbandonando sul terreno le morene e i sedimenti detritici che avevano trasportato. All’interno dei cordoni morenici si aprono le piane intramoreniche ricoperte da sedimento sparso ed occupate da laghetti glaciali, fiumi, paludi e torbiere.
Il nome anfiteatro è legato alla sua disposizione semicircolare che ricorda quella degli “anfiteatri classici”, gli edifici che ospitavano i gladiatori.
Gli itinerari escursionistici principali sono segnalati da cartelli e bacheche informative; esiste in proposito una fitta rete di sentieri e carrarecce, che seguono la traccia semicircolare delle colline moreniche, facente parte dell’ “Alta Via dell‘Anfiteatro di Ivrea” dall’abitato di Andrate fino a Brosso per un totale di oltre 100 km. Dall’Alta Via si dipartono altri percorsi secondari.
Quivi però – oltre alle forme geomorfologiche testimonianti la storia della dinamica delle masse glaciali e alle particolarità paesaggistiche e naturalistiche – si può anche apprezzare una carta d’identità enogastronomia di grande qualità.
Basti pensare in primis al vino tipico della zona più rinomato, l’Erbaluce; una denominazione controllata e garantita, nelle sue tre versioni: Tranquillo, Spumante e Passito.
Un vino bianco dal colore giallo paglierino, con i suoi profumi e sapori delicati, è ottimo per accompagnare i piatti e i prodotti tipici locali e della tradizione piemontese; il Tranquillo ad esempio si sposa perfettamente con il risotto alle rane delle zone risicole adiacenti, il carpaccio di trota, la zuppa canavesana ed altri piatti a base di carne e di pesce.
Il Passito invece richiama soprattutto i dolci tipici delle terre sabaude: dai baci di dama ai torcetti al burro, dalle paste di meliga al gustoso Bonèt.
Insomma quando si dice dalla terra alla tavola…