Kamchatka 1952: lo “tsunami del silenzio” non è più un mistero

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Uno degli tsunami più “misteriosi” degli ultimi 70 anni si origina nel 1952 davanti alle coste della Kamchatka, la penisola siberiana allora appartenente all’Unione Sovietica ed oggi alla Russia. In quel periodo, di piena “guerra fredda” e comunismo ortodosso, ben poche erano le notizie filtrate dal colosso sovietico in occidente. Neppure le catastrofi naturali, anche quelle che potevano avere conseguenze per le altre nazioni, venivano divulgate al mondo intero. Oggi di questo evento disastroso sappiamo molto di più: ce ne parla il geologo Giampiero Petrucci.

artScontro tra placche, Non è la prima volta che parliamo di tsunami nell’Oceano Pacifico, il mare del nostro pianeta che più di ogni altro è soggetto allo sviluppo di maremoti. Difatti è contornato dal cosiddetto “anello di fuoco” (“ring of fire” in inglese) lungo il quale si verificano terremoti distruttivi ed eruzioni devastanti: dal punto di vista tettonico, corrisponde infatti alle zone in cui la “placca pacifica” si immerge al di sotto delle placche continentali (ovvero va in subduzione). Questo scontro tra placche genera movimenti relativi dell’ordine di 6-8 cm all’anno e provoca fortissimi eventi tellurici lungo le coste di tre continenti: America, Asia ed Oceania. Se di magnitudo superiore a 8.0, questi terremoti possono portare a tsunami potenti, anche transoceanici. E’ il caso ad esempio di quanto accaduto nel 1700 (lo “tsunami orfano“), 1868 (lo tsunami di Arica) e 1960 (il famoso grande tsunami del Cile). In questi tre eventi l’origine dello tsunami si trovava sulla costa americana. Nel 1952 invece la causa  scatenante risiede al di là del Pacifico, sul lato asiatico.

Il terremoto. Il 5 novembre 1952, alle ore 4.58 locali, al largo delle coste della Kamchatka si sviluppa un fortissimo terremoto la cui magnitudo in un primo momento viene stimata di circa 8.2. L’epicentro è posizionato in mare, a circa un centinaio di km dalla costa, nel golfo oggi chiamato Avachinskiy Zaliv, in prossimità della “Kuril-Kamchatka Trench”, la “fossa” al largo delle isole Kurili, nell’area di subduzione della “placca pacifica” al di sotto della placca detta “Okhotsk”, un “margine di convergenza” molto attivo e che nel solo Novecento ha prodotto una quindicina di sismi con magnitudo superiori a 7.0. Dal punto di vista tettonico, questa zona è infatti tra le più attive dell’intero pianeta: numerosi sono pure i vulcani, capaci anche di eruzioni violente. Il luogo in cui si verifica il sisma ed il periodo storico non consentono di avere registrazioni sismografiche accurate e precise dell’evento. Oggi, rivedendo le stime ed i vari parametri connessi, la magnitudo momento di questo sisma è stata valutata attorno a 8.8-9.0, con una superficie di rottura lunga circa 700 km e larga circa 180 km. Un evento dunque fortissimo, considerato addirittura il terzo per energia rilasciata di tutto il Novecento a livello planetario, ma, data anche la scarsa densità abitativa dell’area in quel periodo, non si hanno notizie di particolari danni provocati dal terremoto.

Il famoso “anello di fuoco” che circonda l’Oceano Pacifico e causa grandi terremoti ed eruzioni, a seguito dello scontro tra la “placca pacifica” e quelle continentali. La “Kurili Trench” è l’origine di terremoto e tsunami del 1952 (da Wikipedia)

Lo tsunami. Molti dati in più si hanno invece sullo tsunami che segue. A prescindere dal fatto che i giornali sovietici del periodo e la celebre agenzia di stampa nazionale TASS non riferirono una sola parola dell’evento, quanto accaduto è ormai definitivamente accertato, grazie ai numerosi studi al riguardo ed alle inchieste giornalistiche, basate sulle testimonianze dei sopravvissuti, realizzate dagli anni ’90 ad oggi, dopo il crollo del regime sovietico. In un certo senso, questo può essere definito lo “tsunami del silenzio” proprio perché, per ordine di Stalin in persona, nessuno all’epoca ne parlò in Unione Sovietica, cercando di mettere a tacere i risvolti di una catastrofe importante che fu solo “intuita”, per gli effetti collaterali ad essa seguita, nel mondo intero.

Lo tsunami colpisce in maniera violentissima le coste della Kamchatka meridionale ed in particolare le isole Kurili settentrionali. La città più popolosa dell’arcipelago è Severo-Kurilsk, un agglomerato di case e baracche, dove vivono circa 6000 persone, soprattutto soldati, manovali e pescatori, inviati dal regime sovietico nel tentativo di rendere produttiva un’area in un certo senso ancora da “colonizzare”. Proprio questa cittadina, situata sull’isola di Paramushir, circa 300 km a sud dell’epicentro del sisma, subisce i danni principali dallo tsunami: qualche decina di minuti dopo la scossa, in piena notte, arriva la prima ondata.

La zona della catastrofe “oscurata” dal regime sovietico nel 1952. Il triangolo fucsia rappresenta la zona epicentrale del terremoto, la linea gialla indica la direzione principale delle onde di tsunami, i numeri le altezze delle onde lungo la costa (da Googlemaps, modificata)

Molti abitanti, già svegliati dal sisma, rimangono atterriti dal sordo rumore che giunge dall’oceano e fuggono verso l’interno. Quando però il mare torna al suo posto e addirittura si ritira, lasciando scoperto il fondo, la maggior parte delle persone torna alle proprie abitazioni, a cercare i propri familiari ed a controllare i danni. Questi sventurati vengono totalmente sorpresi dalla seconda ondata, più forte della prima, che invade la cittadina e miete numerose vittime. Un’altra onda completa l’opera pochi minuti dopo. L’intera costa della Kamchatka meridionale e l’arcipelago delle isole Kurili rimangono devastati dalle onde: sulla penisola, in particolare nella sua porzione più a Sud, i valori di run-up oscillano tra i 5 ed i 10 metri, con una punta di circa 15 metri a Cape Lopatka, il suo promontorio più meridionale. Si registrano valori di ingressione anche di 500-700 metri. Anche nelle isole Kurili si riscontrano valori di run-up elevati: Shumshu (altezze di 7-9 metri) e Paramushir (da 4 a 18 metri), le isole più settentrionali, sono maggiormente colpite. A Severo-Kurilsk si registrano run-up fino a 9 metri ed un’ingressione di oltre un km: lo tsunami in questa località provoca oltre 2000 vittime, oltre il 30% dei residenti. In tutto l’arcipelago una decina di villaggi viene letteralmente distrutta dalle onde i cui run-up diminuiscono progressivamente verso sud: già nell’isola di Sakhalin le altezze non superano il metro, stesso valore riscontrato nel nord del Giappone dove le onde arrivano circa due ore dopo la scossa principale, senza provocare danni particolari. Lo tsunami dunque colpisce soprattutto la Kamchatka e le isole Kurili: a causa del “silenzio” gravato su questo evento, non si conosce la cifra ufficiale dei morti dovuti alla catastrofe ma si stima comunque possa essere intorno a qualche migliaio: alcune fonti si spingono ad ipotizzare fino a 10mila vittime.

Lo tsunami del 1952 attraversa l’intero Oceano Pacifico anche se i run-up sulle coste americane si mantengono poco elevati. I numeri indicano rispettivamente le ore di arrivo delle onde nelle varie località a distanza dalla scossa principale e le altezze delle onde nei luoghi relativi (da Googlemaps, modificata)

Transpacifico. Lo tsunami però viaggia veloce verso Est ed attraversa l’intero Pacifico, ad una velocità media compresa tra i 700 e gli 800 km/h. Dopo circa 4 ore e mezzo dalla scossa principale, le onde arrivano alle isole Midway, intorno alle ore 11 e 25 locali. Con run-up fino a 3 metri, lo tsunami allaga l’aeroporto della base statunitense, danneggia diversi edifici e crea scompiglio nelle vie cittadine. Poi prosegue la sua corsa e giunge nell’arcipelago delle Hawaii dove è già scattato l’allarme: difatti è attivo il Pacific Tsunami Warning Center, il centro specializzato nella rilevazione di possibili tsunami. Il sistema, entrato in vigore dopo il grande tsunami del 1946, dimostra appieno la sua validità: l’intero arcipelago sarà spazzato dalle onde ma non registrerà nessuna vittima umana. Eppure i danni sono ingenti ed il loro valore sfiora il milione di dollari. A Ohau, dove le onde arrivano circa 6 ore dopo la scossa principale, il run-up oscilla sui 4 metri, ma proprio come nel 1946 è nella città di Hilo, sull’isola di Hawaii, che lo tsunami compie la maggiore devastazione anche se, come narrano le testimonianze, stavolta il mare non si ritira e sale gradualmente, per circa tre metri, sommergendo in maniera quasi “gentile” il porto e le vie cittadine, trascinando via barche ed automobili. Il mare invece si ritira a Honolulu, lasciando numerose barche in secca nel porto, poi torna ma con run-up che non superano il metro, con numerosi cittadini intenti a seguire il fenomeno, nonostante i divieti e gli allarmi delle autorità. Ma le onde non si fermano. Hanno infatti già colpito l’Alaska dove sono giunte circa 4 ore dopo il sisma, però con run-up di un solo metro e generando pochi danni. Stesso valore di altezza registrato in Oregon e California, in particolare a Crescent City, dove le onde giungono circa 8 ore dopo la scossa principale, danneggiando alcune imbarcazioni. Lo tsunami viene registrato anche a San Francisco e Los Angeles, con valori di run-up poco elevati, rispettivamente di 60 cm e 70 cm. L’intera costa del continente americano avverte l’arrivo delle onde, con esiti diversi. Se infatti in Messico ed America Centrale le oscillazioni del livello marino si mantengono intorno al mezzo metro, maggiori effetti si sviluppano a Sud dell’Equatore, in particolare tra Perù e Cile. A Callao, dove le onde arrivano a 18 ore di distanza dalla scossa principale, il run-up oscilla tra 1 e 2 metri così come in Cile, tra Arica e Valparaiso: lo tsunami originatosi in Kamchatka genera danni anche nei porti di queste cittadine, ad oltre 10mila km di distanza. In ciascuna delle località colpite dalle onde ci si chiede da dove arrivi lo tsunami. Gli studi degli scienziati permettono rapidamente di individuare l’origine del fenomeno ma l’ottusa rigidità delle autorità sovietiche non consente di appurare ulteriori dettagli. Oggi il mistero è svelato: lo tsunami del 1952 provocò vittime esclusivamente in Kamchatka e nelle isole Kurili oltre ad attraversare l’intero Oceano Pacifico. Il “muro del silenzio” è stato definitivamente abbattuto.

BIBLIOGRAFIA

  • Dudley W. C. e Lee M., Tsunami, Edizioni Piemme, 2000
  • Johnson J.M. e Satake K., Asperity Distribution of the 1952 Great Kamchatka Earthquake and its Relation to Future Earthquake Potential in Kamchatka, Pure appl. geophys., Vol. 154, pp. 541-553, 1999
  • Pinegina T.K. e Bourgeois J., Historical and Paleo-tsunami Deposits on Kamchatka, Russia: Long-Term Chronologies and Long-distance Correlations, Natural Hazards and Earth System Sciences, Vol. 1, pp. 177-185, 2001
  • www.drgeorgepc.com
  • www.wikipedia.org
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