Prima di cadere sulla Russia nel febbraio scorso, il meteorite di Chelyabinsk era già ‘provato’ da almeno un altro incontro violento: forse era entrato in collisione con un altro corpo nel Sistema Solare oppure era passato pericolosamente vicino al Sole. Lo rileva l’analisi dei frammenti del meteorite, i cui risultati sono presentati a Firenze, nella conferenza Goldschmidt organizzata dall’Associazione europea di Geochimica. Il meteorite e’ stato studiato dagli esperti dell’Istituto di Geologia e mineralogia di Novosibirsk, Ripescati dal lago Chebarkul, vicino Chelyabinsk, i frammenti sono composti dallo stesso minerale e mostrano i segni di un processo di fusione molto intenso, precedente alle temperature elevatissime che il meteorite ha incontrato al momento dell’ingresso nell’atmosfera terrestre. Il meteorite di Chelyabinsk è molto primitivo e appartiene alla famiglia delle condriti LL5: ”per molti meteoriti di questo tipo è abbastanza comune avere incontrato un processo di fusione prima di cadere a Terra”, osserva l’autore della ricerca, Victor Sharygin, che presenta i dati a Firenze. Sulla base del colore e della struttura, i ricercatori hanno distinto i frammenti in tre tipi: leggeri, scuri e intermedi. I piu’ primi sono i piu’ comuni, mentre i piu’ scuri sono i testimoni diretti dell’impatto che ha fatto fondere parzialmente il meteorite prima che questo cadesse sulla Terra. Informazioni ulteriori potranno arrivare quando il corpo principale del meteorite sarà ripescato dal lago Chebarkul. Al momento nei frammenti scuri sono state individuate minuscole bolle sferiche ‘incastonate’ in cristalli di ossido, silicati e metalli. Sono state anche individuate piccole quantità di platino, probabilmente formate in conseguenza di un processo chimico avviato nell’impatto con l’atmosfera terrestre.