Scopriamo, sempre con maggior interesse, come il Mediterraneo sia foriero di ricchezze inesplorate e nascoste: la Sardegna ne è un lampante esempio. Nella provincia di Nuoro, all’interno del parco nazionale del golfo di Orosei e del Gennargentu, sorge un luogo quasi del tutto ancora inesplorato: il Supramonte. Esso è propriamente un complesso montuoso di altopiani carbonatici che occupano la parte centro-orientale della Sardegna; si estende su una superficie di circa 350km², occupando gran parte del territorio di Oliena, Orgosolo, Urzulei, Baunei e Dorgali, località situate lungo la base delle imponenti pareti calcaree che delimitano i confini degli altipiani; tali frontiere naturali seguono inoltre verso settentrione l’alto corso del fiume Cedrino e, verso meridione, il corso del rio Olai.
L’altezza media degli altopiani è di circa 900 m s.l.m. e l’azione erosiva, condotta sulle rocce calcaree dai fiumi ha creato, nel corso dei millenni, gole e voragini molto profonde. La sua stratigrafia è costituita da un basamento paleozoico su cui poggia il complesso calcareo costituito da conglomerati basali, visibile in alcune località come nella valle del Flumineddu; data la natura calcarea delle rocce, è inoltre degno di nota il fatto che il reticolo idrografico della regione alimenta inoltre una vasta rete di acquiferi carsici che ha contribuito alla formazione di grotte, quali la Grotta del Bue Marino, o risorgive come Su Gologone. Sempre legati a fenomeni carsici o erosivi sono poi l’altopiano di Doinanicoro, esteso 3 km² a circa 900 m di quota e la gola di Gorroppu; il Monte Corrasi, con i suoi 1.463 m, è invece la cima più alta del Supramonte.
Relativamente alla flora, in questo territorio trova il suo optimum climatico la lecceta; nella foresta di Montes si trova infatti anche Sas Baddes, una delle ultime leccete primarie presenti non solo in Italia ma anche nell’intera area del Mediterraneo e in Europa che, con un’estensione di 1050 ettari, è anche la più estesa fra le varie altre; nella zona si hanno inoltre svariati esemplari vetusti di lecci, il tassi, il ginepri e l’agrifoglio, insieme ad alberi di fillirea, acero minore e arbusti di corbezzolo. Nel sottobosco cresce invece la peonie (Rosa peonia), una pianta perenne erbacea dai grandi fiori di colore porpora; in questi particolari ambienti boschivi montani si trovano comunque poi altre specie vegetali come l’efedra nebrodense, la sassifraga setolosa, l’alisso di Tavolara ed il trifoglio di Moris. Faunisticamente, tra le specie che nidificano indisturbate si trovano poi l’aquila reale, il gheppio, l’astore, il colombaccio, lo sparviero, la pernice, la cornacchia grigia di Sardegna ed il corvo imperiale di Sardegna.
Tra i mammiferi il muflone invece si è adattato perfettamente a questi ambienti così come i cinghiali; nella foresta di Montes si trovano invece il gatto selvatico, il topo quercino sardo, il ghiro, la volpe, la martora, la lepre e il coniglio selvatico.
Tali vasti altopiani e rilievi di dolomie e calcari mesozoici sono compresi in molti comuni della zona prendono il nome dal comune di appartenenza. Si ha infatti primariamente il Supramonte di Orgosolo, che comprende le formazioni montuose del Monte Novo San Giovanni con le sue guglie alte fino a 70 metri ed il Monte Fumai (1.316 metri); nel suo territorio si trova inoltre la foresta di Montes, la lecceta d’alto fusto plurisecolare di sas Baddes, l’altopiano di Donnianìcoro, il pianoro di Su Mudrecu dove secolari ginepri scheletriti testimoniano l’incendio che distrusse la foresta nel 1931, la dolina (400 metri di diametro e 1 km e mezzo di circonferenza) di Su Suercone, che è stata dichiarata monumento naturale al fine di tutelarne l’ambiente naturale. Vi sono inoltre delle preziose testimonianze della frequentazione della zona in epoca nuragica come il villaggio stesso di Sas Baddes, due tombe di giganti e il nuraghe Mereu, uno dei pochi che si presentano di color bianco in quanto costruito con blocchi di pietra calcarea, formato da una torre principale e due secondarie, protette da una muraglia megalitica rettilinea di oltre tre metri d’altezza dalla quale la vista spazia sulle lontane pareti calcaree che introducono alla gola di Gorroppu.
Le montagne del Supramonte che sovrastano il paese di Oliena sono invece conosciute anche con il nome di Dolomiti sarde e coprono un’area di 3620 ha. Si ha in quest’area il monte Corrasi, il più alto del Supramonte, nelle cui viscere si trovano svariate grotte tra le quali la grotta de Sa Oche e de Su Bentu (famose per essere tra le più grandi in Europa) e la grotta Corbeddu, luogo nel quale il bandito Giovanni Corbeddu, vissuto alla metà dell’800, si rifugiava durante la latitanza: questa grotta più che da un punto di vista speleologico, è importante da quello archeologico e paleontologico perché nel 1968 vi furono rinvenuti i resti del cosiddetto Prolagus Sardus Wagner, un piccolo roditore estintosi in epoca romana, oltre a tracce di frequentazione umana risalenti al 10.000 a.C., i resti di un cervo preistorico vissuto circa 30.000 anni fa, ed anche resti umani ed utensili in osso. Tali grotte sono inoltre collegate tra loro tramite un sifone naturale e nel loro interno sono presenti diversi laghetti sotterranei: il fiume che le attraversa arriva infatti dagli altopiani del Supramonte e riaffiora in superficie nella sorgente di Su Gologone dopo aver percorso una trentina di chilometri nelle viscere della terra; è inoltre a riguardo degno di nota il fatto che Sa Oche in lingua sarda significhi “la voce”, proprio perché, quando il fiume sotterraneo dopo forti piogge si ingrossa, grandi quantità d’acqua spingono l’aria all’interno dei cunicoli provocando dei boati.
Nella parte orientale del Supramonte di Urzulei il fiume Flumineddu ha inoltre scavato per 22 km un canyon che origina la gola di Gorroppu, al confine con i territori di Orgosolo: le pareti in verticale sono alte circa 450 m, rendendola una delle gole più profonde d’Europa. Il Supramonte marino si estende invece tra i comuni di Baunei e di Dorgali e si affaccia sul Golfo di Orosei ed è profondamente scavato da suggestive codule che sfociano sul mare a formare spiagge di sabbia bianca; difficilmente accessibile via terra, se non dopo ore di trekking, la costa è un susseguirsi di falesie, di scogliere, di grotte, di faraglioni, di pinnacoli giganti incastrati tra i canyon. Il Supramonte di Dorgali è situato invece tra le valli del fiume Flumineddu e quella del fiume Cedrino e divide i monti di Dorgali da quelli di Oliena. Attraverso il porto di Cala Gonione si accede alle spiagge di Cala Fuili, Cala Sisine e di Cala Luna e alle grotte del Bue Marino, un tempo rifugio di foche monache. A nord del paese si trova invece la grotta di Ispinigoli con l’Abisso delle Vergini dove sono stati ritrovati gioielli di epoca fenicia esposti nel locale Museo archeologico, oltre ad una stalato-stagmite alta 38 metri. Del Supramonte di Baunei fa invece parte il pinnacolo calcareo dell’Agugliastra, chiamato anche Pedra Longa , e la Punta Ginnircu. Sull’altopiano del Golgo si apre poi S’Isterru, una voragine di origine carsica profonda 275 metri, che è tra gli inghiottitoi a campata unica più profondi d’Europa. Raggiungendo la costa, l’altopiano precipita poi sul mare rendendo alquanto difficoltoso l’accesso via terra ad una serie di spiagge e di cale incastonate lungo le falesie come Cala Biriola, Cala Goloritzé, Cala Mariolu, Ispulige de Nie.
L’intero territorio è comunque in linea di massina scarsamente antropizzato: le vie di comunicazione sono poco numerose e percorribili con difficoltà. Il tutto è testimoniato dal fatto che gli unici edifici preservati nel territorio siano le antiche capanne dei pastori sardi, chiamate cuiles, edifici isolati fatti di pietra e legno che per secoli sono stati i rifugi dei pastori, dove venivano allevati capre, pecore e maiali. Per tutti coloro che intendono intraprendere una gita da queste parti, ciò è solitamente fattibile per un periodo variabile dai 5 ai 7 giorni e con diverse alternative; delle guide vi condurranno inoltre attraverso le diverse Cale del Golfo di Orosei, facendo tappa serale nei tipici ovili del posto o direttamente in spiaggia; questa overdose di natura selvaggia rimarrà inoltre senza alcun dubbio indelebile nella mente, e i profumi e i colori del Selvaggio Blu marchieranno in maniera indelebile i ricordi di chi lo affronterà.