A Geoitalia studi internazionali sui Campi Flegrei: nuove soluzioni per mitigare il rischio vulcanico

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“Ricercatori dell’INGV, in collaborazione con ricercatori delle Università di Oxford e Bristol (UK), mostreranno a Geoitalia 2013 la stima dei tempi di ristagno dei magmi sotto la struttura dei Campi Flegrei prima che essi vengano eruttati. Queste stime possono dare importanti indicazioni sui tempi di riattivazione del vulcano”. Lo ha affermato Roberto Isaia, vulcanologo dell’Osservatorio Vesuviano.

campi flegrei 01Inoltre la sessione conterra’ alcuni, inediti, contributi di nuove ricerche effettuate principalmente in un progetto congiunto INGV-Università – ha proseguito Isaiae finanziati dal Dipartimento della Protezione Civile, ma anche di progetti a carattere internazionale sempre sui Campi Flegrei. Saranno presentate nuove mappe probabilistiche di pericolosità vulcanica, nonché nuove stime di parametri fisici delle eruzioni per la valutazione dell’impatto dei fenomeni eruttivi sul territorio.  Queste stime sono fondamentali per la formulazione dei piani di emergenza ai Campi Flegrei, che tra gli scenari possibili dovranno tenere conto anche del fatto che, in quest’area, due eruzioni sono avvenute contemporaneamente da centri eruttivi posti a distanza di più di 5 km”.
Sempre a Geoitalia 2013 illustreremo, per la prima volta, i risultati preliminari di ricerche multidisciplinari effettuate durante e dopo la perforazione di un pozzo pilota (con profondità di 500 m) per un sondaggio profondo di circa 3500 m che sarà effettuato da un consorzio internazionale guidato da ricercatori dell’INGV”. Dunque a Geoitalia 2013, la kermesse dedicata alle Geoscienze, in programma a Pisa dal 16 al 18 Settembre ed organizzata dalla Federazione Italiana di Scienze della Terra, ricercatori italiani e stranieri illustreranno per la prima volta nuove e inedite ricerche sui Campi Flegrei.

“Seppur parziali rispetto al complesso di studi interdisciplinari che si stanno svolgendo sul vulcano dei Campi Flegrei – ha concluso Isaia – i contributi che verranno illustrati sicuramente alimenteranno il dibattito scientifico sui fenomeni che possono accompagnare la futura possibile ripresa dell’attività eruttiva di uno dei vulcani attivi italiani. La struttura del vulcano è formata da una caldera che è stata sede di intensa attività vulcanica esplosiva e allo stesso tempo ospita più di 300.000 persone, per la maggior parte residenti della città di Napoli”.

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