“La finalità è quella di valutare – ha concluso Granieri – se esiste un rischio per le persone a causa dell’esposizione a questi gas che, ad alte concentrazioni, diventano tossici o addirittura letali. Il primo studio è relativo all’isola di Vulcano (Sicilia) ed analizza la dispersione dell’anidride carbonica (CO2) nell’area di Vulcano Porto, dove si concentrano anche 10000 turisti durante il periodo estivo. Il modello di dispersione, validato da dati misurati da locali stazioni, ha evidenziato che l’abitato di Vulcano Porto rimane ampiamente sotto la soglia di pericolosità per esposizioni prolungate (pari a 5000 ppm di CO2 per 8h di esposizione). Uno studio simile è stato condotto nell’area geotermica della Toscana, considerando l’emissione di idrogeno solforato (H2S) dai camini di raffreddamento delle centrali geotermoelettriche di Larderello, Travale/Radicondoli e Monte Amiata. Il modello numerico evidenzia che le emissioni di H2S sono piuttosto basse nelle centrali della Toscana, soprattutto quelle fornite di filtri per l’abbattimento dell’H2S e del mercurio (filtri AMIS)”.
A Vulcano (Eolie) i primi studi su acque e gas emessi in aree vulcaniche: quali rischi per la salute?
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