Facciamo un salto indietro nel tempo, arriviamo a quel fatidico 26 aprile 1986. Nella sala di controllo dei tecnici stanno effettuando un esperimento, spingendo il reattore al di là dei limiti di tolleranza, addirittura disattivando i sistemi automatici di sicurezza, per portare avanti indisturbati la loro sperimentazione, provocando ad un certo punto un’incredibile esplosione, destinata ad entrare nella storia. E’ notte, sono le ore 1:23:44 presso la centrale nucleare V.I Lenin di Chernobyl, in Ucraina, vicino al confine con la Bielorussia, allora repubbliche dell’Unione sovietica, quando il reattore n° 4 della centrale nucleare esplode, rilasciando centinaia di volte la radioattività delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, contaminando oltre il 40% dell’Europa e tutto l’emisfero settentrionale. I tecnici, paradossalmente, violarono tutte le regole di sicurezza, provocando la rottura delle tubazioni di raffreddamento per via della scissione dell’acqua di refrigerazione in idrogeno e ossigeno ad elevate pressioni e temperature. Ma Chernobyl non è solo il più grande disastro del mondo, Chernobyl, a distanza di 27 anni, rappresenta uno dei più lampanti esempi di come la folle tecnologia possa fallire così crudelmente nell’arco di pochi minuti, al punto da provocare morti perenni.
Contrariamente ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, operati sul finire della Seconda Guerra Mondiale in Giappone, di cui abbiamo un’ampia documentazione da cui si evincono gli esorbitanti effetti provocati dagli attacchi nucleari sulla salute umana, le conseguenze provocate dalla devastante esplosione di Chernobyl restano molto incerte, anche se non vi sono dubbi sul loro impatto letale, trasmesso di generazione in generazione, dagli agenti invisibili e senza odore sprigionati dallo scoppio. Una fuoriuscita nube di materiali radioattivi si posò su vaste aree intorno alla centrale che furono notevolmente contaminate, rendendo necessaria l’evacuazione. Tonnellate di sostanze radioattive, trasportate dal vento, continuarono a fuoriuscire per 10 giorni e bastarono meno di due settimane per far diventare Chernobyl un problema mondiale. Con l’esplosione del reattore n°4 di Chernobyl furono liberati isotopi radioattivi per un totale di 11 EBq (un miliardo di miliardi di Bequerel). Con la stessa quantità di iodio radioattivo si sarebbero potuti realizzare 60 miliardi di esami scintigrafici per la diagnosi del cancro alla tiroide. Dalla centrale fuoriuscì una quantità tale di materiale radioattivo paragonabile all’esplosione di 10 bombe atomiche e, nel silenzio delle autorità sovietiche che, nel tentativo di minimizzare la situazione, hanno ritardato gli interventi di emergenza, persero la vita innumerevoli vittime. Tra gli eroi, i liquidatori o addetti alla bonifica, gli abitanti delle zone contaminate evacacuati dall’area interessata, i residenti nelle zone prossime all’area di evacuazione e i bambini di tali gruppi.
Il governo sovietico, per tutelare la propria prestigiosa tecnologia, avvallò la tesi dell’errore umano, poi ampiamente accolta anche dall’Occidente, intenzionato a dimostrare la sicurezza della tecnologia nucleare. Innumerevoli motivazioni politiche ed economiche si intrecciano in questa incredibile catastrofe. A scopo protettivo, venne fatto costruire in tutta fretta un sarcofago (cd “progetto Sarcofago“), una sorta di piramide che avrebbe dovuto coprire le macerie per almeno 20-30 anni. Per la realizzazione del suo 1°strato vennero utilizzate parti del reattore esploso, determinando così un aumento del rischio di contaminazione, mentre per gli strati successivi e per 2 cinte di mura vennero impiegate 300.000 tonnellate di cemento e oltre 100.000 tonnellate di strutture metalliche. Questa enorme struttura di contenimento ha provocato un graduale abbassamento del terreno collocato su uno strato argilloso, al punto che, per via del processo di sprofondamento, il sarcofago ha iniziato a cedere in più parti già dieci anni dopo l’esplosione, presentando crepe e buchi, con fuoriuscite di polveri, gas radioattivi e acqua. I gas, le polveri sottili e l’aerosol sottoforma di “nube” trasportate dalle correnti, che risparmiarono solo l’emisfero australe, ricaddero al suolo tramite precipitazioni, disperdendosi in modo fortemente disomogeneo.
La contaminazione è avvenuta sia per esposizione diretta alla nube radioattiva, sia per inalazione dei radionuclidi, in parte espirati e in parte trattenuti nelle vie respiratorie, sia tramite il deposito della radioattività sul suolo o su altre superifici , sia per ingestione di cibi e bevande contaminate. Il sistema immunitario della popolazione è stato fortemente minato dall’alimentazione, basata su cibi fortemente radioattivi, provocando un ingente abbassamento delle difese dell’organismo e spianando così la strada all’aumento di numerose patologie. L‘impatto della pioggia radioattiva sulla salute umana pone dei complessi problemi legati all’accumulo delle sostanze radioattive in tutto l’organismo o solo in organi di esso. Tra questi ultimi, la tiroide risulta quello maggiormente esposto a rischio per due motivi: la quantità di Iodio, tra le famiglie di isotopi radioattivi sprigionati, è stata tra le più elevate ed esso è un elemento assorbito normalmente dalla tiroide, che lo impiega nella formazione degli ormoni tiroidei.
Il secondo motivo è rappresentato dal fatto che le tiroidi delle persone colpite hanno assorbito grandi quantitativi di iodio radioattivo presente nell’atmosfera, sul suolo e negli alimenti, contraendo un rischio maggiore di sviluppare il tumore alla tiroide, rispetto ad altre popolazioni che vivono in Paesi in cui la carenza di iodio viene compensata da una regolare profilassi con iodio stabile, che hanno quindi avuto minore possibilità di assorbire iodio radioattivo. Le conseguenze peggiori riguardano bambini al di sotto dei 15 anni. E’ tra essi che, a causa del metabolismo più veloce di quello degli adulti, il carcinoma alla tiroide si propaga più velocemente, tanto che solo nel periodo aprile-maggio 1986 sono stati diagnosticati 2000 casi di cancro alla tiroide. Si tratta di tumori particolarmente aggressivi che generano metastasi. Ancora oggi, i bambini che vivono nelle zone contaminate ed economicamente più povere, quasi esclusivamente di tipo rurale, continuano a mangiare prodotti localmente ed altamente contaminati. Tra gli altri radionuclidi rilasciati in alte percentuali abbiamo il Cesio, presente nelle sue forme isotopiche 134 e 137, il cui contenuto si riduce della metà all’interno dell’organismo dopo circa 100 giorni e lo Stronzio, che si accumula nelle ossa, dimezzandosi in circa 50 anni. Nel libro “Chernobyl: 20 years ago” vi è un intero capitolo dedicato alle malformazioni fetali nei bambini, esposti alla radioattività rilasciata dal reattore mentre sono ancora nel grembo materno. Numerosi studi attestano un aumento dell’incidenza di una grande varietà di malformazioni congenite, nascite di bambini morti, mortalità infantile, aborti spontanei, bimbi nati sottopeso, elevata incidenza della sindrome di Down.
In un capitolo separato dello stesso libro, Alexey Yoblokov dell’Accademia Russa delle Scienze elencava moltissime ricerche condotte dopo l’esplosione. Relativamente alle malformazioni fetali, citava un accresciuto numero di malformazioni congenite quali labbro e/o palato fesso( labbro a leporino), raddoppio dei reni, polidattilia ( numero superiore di dita in mani e piedi), amelia (numero ridotto di arti), anencefalia (grave malformazione congenita in cui il nascituro può essere totalmente o parzialmente privo della volta cranica e dell’encefalo), spina bifida, aperture anomale esofagee ed anali. Confrontando poi le aree maggiormente contaminate dall’esplosione (Bielorussia, Ucraina e Russia ) con le “zone pulite”, numerosi studi documentano non solo la diffusione del cancro alla tiroide,ma anche una vasta gamma di effetti non neoplastici: ulcere, malattie croniche polmonari, diabete mellito, gravi ritardi mentali nei bambini, maggiore incidenza di malattie infettive e virali. Ogni sistema corporeo è influenzato negativamente: sistema cardiovascolare, riproduttivo, neurologico, ormonale, respiratorio, gastrointestinale, muscolo-scheletico e immunitario. Negli animali si sono verificati significativi tassi di morbilità e mortalità, tumori, immunodeficienze, malformazioni e cambiamenti nel sangue e nel sistema circolatorio. Gli effetti della devastante esplosione avvenuta 27 anni fa continueranno a sconvolgere il nostro pianeta e forse, ne capiremo maggiormente l’entità quando tutte le bambine che all’epoca giocavano spensierate, si troveranno a portare in grembo creature deformi, frutto di uno spregevole abuso tecnologico e di sottesi ed innumerevoli interessi politici ed economici.