Clima: il global warming è molto più lento del previsto, calcoli dell’IPCC completamente sballati

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Una relazione climatica recente, di autorevolissima provenienza, ha rivelato che le previsioni climatiche di catastrofe imminente sono tutte sbagliate.

The Mail on Sunday ha ottenuto la bozza finale di una relazione che verrà pubblicata alla fine di questo mese dall’IPCC (UN Intergovernmental Panel on Climate Change, Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), le cui stime sono accettate senza battere ciglio da ambientalisti, politici ed esperti vari, ed è l’organo imparziale citato in tutto il mondo per giustificare le tasse sui combustibili fossili ed i sussidi per l’energia rinnovabile.

La relazione trapelata riconosce per la prima volta che negli ultimi 15 anni le temperature mondiali registrate sono solo un quarto rispetto alle stime dell’IPCC pubblicate nel 2007. A quel tempo, il Comitato delle Nazioni Unite, a seguito di osservazione dei 15 anni intercorsi tra il 1990 ed il 2005 in cui si era verificato un aumento delle temperature di 0.2°C per ogni decennio, aveva previsto che il trend sarebbe continuato per i 20 anni seguenti come risultato dai modelli climatici.

Dai dati appena raccolti risulta che il riscaldamento verificatosi negli ultimi decenni corrisponde solo allo 0.05°C, molto al di sotto delle previsioni dei modelli matematici. Sorprendentemente, secondo le pagine trapelate, l’IPCC ammette che i suoi modelli computerizzati possano aver esagerato l’effetto delle emissioni di CO2 sulle temperature globali, e che non abbiano preso sufficientemente in considerazione la variabilità naturale; il Comitato riconosce che la “pausa” del riscaldamento globale (riportata dal Mail on Sunday l’anno scorso) è reale, e concede che i loro computer non lo hanno previsto. Ma non riescono a spiegare perché le temperature medie globali non hanno mostrato un aumento statisticamente significativo dal 1997. Ammette che gran parte del mondo ha già sperimentato incrementi di temperatura simili ad oggi tra il 950 ed il 1250 AC (molto tempo prima della Rivoluzione Industriale) quando le emissioni di CO2 erano molto minori rispetto ad ora; riconosce che mentre i modelli prevedevano un declino del ghiaccio nel mare Artico, si è verificato invece un incremento. Di nuovo, l’IPCC non sa piegare perché.

Uno degli autori della relazione trapelata, il prof. Myles Allen, direttore del Climate Research Network della Oxford University ha dichiarato che l’IPCC non dovrebbe più fare stime, accusando il goffo processo di elaborazione di “distorcere il modo in cui funziona la scienza.”

Nonostante le incertezze scientifiche della relazione, l’IPCC continua a propugnare le stesse conclusioni: ora più che mai il riscaldamento globale sarebbe dovuto all’uomo e la Terra potrebbe continuare a riscaldarsi in modo catastrofico se non si intraprenderanno azioni drastiche per porre un freno ai gas serra.

Tra qualche giorno, 40 sui 250 autori della relazione si incontreranno a Stoccolma, assieme ai rappresentanti dei 195 Paesi che finanziano l’IPCC. I rappresentanti governativi porranno al Comitato circa 1.800 domande, molte delle quali chiedono di fornire risposte sulla non previsione della “pausa”.

Il portavoce IPCC Jonathan Lynn ha rifiutato di commentare le informazioni trapelate dichiarando che la relazione “è ancora work in progress.”

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