Il Mar Morto si sta ritirando ad una velocità incredibile lasciando dietro di sé immense crepe e “sinkhole” (letteralmente “buchi sprofondati”).
Il Mar Morto si estende per oltre 96 km nel territorio tra Israele e la Giordania. Le sue acque sono 10 volte più salate dell’Oceano Atlantico perché non ha sbocchi. L’aumento di crepe è direttamente connesso con il prosciugarsi del Mar Morto, che si ritira di un metro ogni anno.
Le fenditure che appaiono sotto forma di sinkhole (sinonimo di dolina, si tratta di una depressione di forma sub-circolare dovuta al crollo di piccole cavità carsiche sotterranee) non fanno altro che moltiplicarsi su tutta la zona, e secondo gli esperti, se ne forma circa una al giorno ma non c’è modo di sapere quando o come faranno la loro comparsa.
Le stime del magazine Moment suggeriscono che, sulla sponda israeliana, si contano circa 3.000 sinkhole: un numero incredibile se si considera che nel 1990 se ne contavano solo 40, ed il primo si è formato negli anni ’80.
Secondo gli esperti urge una soluzione immediata per arginare il fenomeno: per Alon Tal, professore al Department of Desert Ecology alla Ben-Gurion University, “l’intervento umano ha quasi distrutto il Mar Morto. Ci vorranno misure straordinarie, accurate e prudenti, e cooperazione regionale, per salvarlo.”