Le impronte sono molto evidenti perché lasciate su un terreno dal fondo fangoso, un banco tropicale di acque basse, con tappeti di alghe che ne hanno permesso la cementazione: in alcuni casi si possono notare perfino i rialzi di fango determinati dall’affondare della zampa. Sono anche ben evidenti tratti di percorsi dei singoli animali. Come già detto, nonostante l’enorme valore paleontologico, il sito non è stato minimamente valorizzato. Un posto del genere avrebbe tutti i requisiti per diventare un parco visitato da decine di migliaia di persone, diventando un luogo di cultura e conoscenza e al tempo stesso portando ricchezza al territorio. Quattordici anni di abbandono hanno invece per sempre deteriorato le impronte. Numerose associazioni (ad esempio l’associazione Spiragli) hanno lottato in questi anni per proteggere il sito, scontrandosi contro enormi lentezze, egoismi da parte della proprietà che voleva trarre massimo beneficio dall’area e un’amministrazione spesso incapace. Anche i paleontologi che effettuarono i primi studi sul sito, confermando l’ipotesi delle impronte, come il professor Umberto Nicosia, fecero di tutto per salvaguardare il sito, senza esito.
Lo studio del giacimento di Altamura è stato condotto dai paleontologi dell’Università La Sapienza di Roma, ed ha portato a rivedere le ipotesi sulla conformazione della regione apula del tardo Cretaceo: i modelli paleogeografici precedenti proponevano vaste regioni sommerse con poche isole sparse, ma la scoperta in questo ed altri siti pugliesi della presenza di dinosauri suggerisce un altro scenario, perché animali così grandi non avrebbero avuto un territorio sufficiente per alimentarsi e deporre le uova.
Come già accennato nella zona di Altamura è stato fatto anche un altro importantissimo ritrovamento paleontologico: nel 1993 gli speleologi del CARS (Centro Altamurano Ricerche Speleologiche), rinvennero in una grotta nel complesso carsico di Lamalunga, lo scheletro dell’”Uomo di Altamura”. Si tratta di uno scheletro completo di quello che è stato successivamente classificato come un Homo neanderthalensis vissuto circa 50.000 anni fa.
Proprio oggi intanto si conclude nel Parco del Cilento la 12° Conferenza dei Geoparchi Europei, e l’area dell’Alta Murgia avrebbe tutte le carte in regola per diventare il 9° Geoparco italiano. Speriamo che le lentezze burocratiche e i mille ostacoli siano prossimi alla fine, e che quest’area di enorme importanza geo-paleontologica riceva il giusto riconoscimento e protezione. Il tremendo ritardo però non può essere cancellato, e deve far riflettere profondamente su quante occasioni sprecate e quanti patrimoni storici, culturali , archeologici, naturalistici vengono buttati via in Italia, deturpati da abbandono e disinteresse, e come il lavoro di pochi volenterosi venga schiacciato troppo spesso dall’egoismo e dagli interessi economici di poteri forti.
Bibliografia e sitografia:
- Nicosia U., Mariotti N., Muraro C., Panigutti S., Petti F.M., Sacchi E. (1999) – “The late Cretaceous dinosaur tracksite near Altamura (Bari.Southern Italy)” – Geologica Romana, 35;
- www.altamura.cchnet.it