A provocare le inondazioni furono alcuni piccoli corsi d’acqua, che a Roma vengono chiamati “marrane”. Questi fossi drenano poca acqua durante l’anno, ma in occasione di precipitazioni molto forti possono crescere fino ad inondare le zone ribassate. Uno dei problemi di Roma, ancora molto attuale, è che molte marrane sono state interrate artificialmente e coperte dal cemento delle strade. La cementificazione ha peggiorato ulteriormente la situazione, e nei luoghi dove un tempo scorrevano questi piccoli corsi d’acqua si continuano a creare allagamenti ogni volta che scoppia un nubifragio. Con l’aggravante che oggi l’acqua non è più drenata da corsi superficiali ma da tubature sotterranee troppo piccole.
I primi giorni del settembre 1965 furono drammatici in tutta l’Italia centrale, specialmente nel Lazio e in Toscana. Tutta la parte centrale del paese fu colpita da intense precipitazioni, e per le inondazioni provocate dal Tevere l’Autostrada del Sole (la A1), aperta al traffico soltanto un anno prima, venne chiusa in vari tratti. Ad Orvieto fra il primo e il 3 settembre caddero oltre 300 mm di pioggia (dati dell’Ufficio Idrografico della Regione Lazio), e valori molto simili si registrarono un po’ in tutto il bacino del Tevere, con punte che raggiunsero i 400 mm.
Alluvioni si registrarono anche al nord Italia, come in Friuli, dove il 2 settembre 1965 la cittadina di Latisana venne duramente colpita dalle inondazioni.