Un nuovo rapporto Unicef rivela che giornalmente nel mondo muoiono 6.000 bambini al di sotto dei 5 anni d’età per polmonite, diarrea, malaria, fame. La malnutrizione contribuisce a quasi metà di queste morti. Nel 2012 quasi 3 milioni di piccoli sono morti durante il primo mese di vita, la maggior parte per cause imprevedibili. Secondo cui pero’ il numero di questi morti e’ diminuito passando dai circa 12,6 milioni del 1990 ai 6,6 milioni del 2012. Negli ultimi 22 anni nel mondo sono state salvate circa 90 milioni di vite grazie al grande impegno globale. Ma, ammonisce l’agenzia Onu, il costo di un’azione troppo lenta e’ allarmante: se la comunita’ internazionale non agira’ immediatamente per velocizzare i progressi compiuti, 35 milioni di bambini in piu’ potrebbero morire per cause prevenibili tra il 2015 e il 2028. “Si’, celebriamo i risultati raggiunti”, ha detto Anthony Lake, direttore generale dell’Unicef, “ma c’e’ ancora davvero molto da fare per raggiungere l’obiettivo. Possiamo accelerare i progressi, sappiamo come farlo, ma dobbiamo agire con tempestivita'”. Poco piu’ di un anno fa, i governi di Etiopia, India e Stati Uniti, insieme con l’Unicef hanno lanciato ‘Commiting to Child Survival: A Promise Renewed’, un impegno globale per porre fine alle morti di bambini per cause che potrebbero essere facilmente prevenute. Finora, i 176 governi che hanno sottoscritto l’impegno hanno promesso di accelerare il progresso per la sopravvivenza dei bambini. Centinaia tra esponenti della societa’ civile, gruppi religiosi e cittadini si sono anche impegnati nell’obiettivo comune di garantire il miglior inizio possibile alla vita anche all’ultimo bambino. Il Progress Report 2013 Committing to Child Survival: A Promised Renewed esamina la tendenza della mortalita’ infantile dal 1990, analizza le cause principali delle morti sotto i cinque anni, e sottolinea gli impegni nazionali e globali per salvare la vita dei bambini. I progressi compiuti fino a oggi sono dovuti agli sforzi comuni di governi, societa’ civile e settore privato, nonche’ a maggiori interventi efficienti ed efficaci, cosi’ come a zanzariere trattate con insetticida, medicine, vaccini, allattamento al seno, alimenti supplementari e terapeutici, trattamenti per la reidratazione per malattie diarroiche e ad un migliore accesso a fonti di acqua pulita e servizi igienici. Il rapporto rileva una forte riduzione delle morti prevenibili di bambini in tutte le regioni del mondo, e in tutti i Paesi, inclusi quelli a basso reddito. Infatti, dal 1990 alcuni dei Paesi piu’ poveri del mondo hanno raggiunto i piu’ grandi traguardi nella sopravvivenza infantile. Alcuni Stati a basso reddito con alti tassi di mortalita’ infantile, come Bangladesh, Etiopia, Liberia, Malawi, Nepal e Repubblica Unita della Tanzania, hanno gia’ ridotto i loro tassi di mortalita’ infantile di due terzi o piu’ dal 1990, raggiungendo in anticipo, rispetto al 2015, l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio 4 sulla riduzione della mortalita’ dei bambini sotto i 5 anni. La regione dell’Africa occidentale e centrale ha registrato il livello minore di progresso nella sopravvivenza dei bambini, comparato con le altre regioni del mondo. Questa regione ha anche il piu’ alto tasso di mortalita’, con circa un bambino su 8 che muore prima dei 5 anni. La regione dell’Africa occidentale e centrale non ha praticamente registrato nessuna riduzione nel numero annuale di morti di bambini dal 1990. L’inversione di rotta di questa tragica tendenza richiede un’azione immediata su fronti multipli, cosi’ come sottolineato dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: ridurre la poverta’ e la mortalita’ materna, potenziare istruzione e uguaglianza di genere e promuovere la sostenibilita’ ambientale. “I progressi possono e devono essere fatti”, ha detto Anthony Lake. “Quando azione concertata, solide strategie, risorse adeguate e politiche forti saranno integrate per supportare la sopravvivenza infantile e materna, un’importante riduzione della mortalita’ infantile non sara’ solo possibile, ma anche moralmente doverosa”.