Sembrano non aver fine i distacchi di rocce dalle pareti del versante nord del Sorapis sulle Dolomiti cortinesi. In meno di un mese la parete del Ciadin del Laudo e’ ‘dimagrita’ di centinaia di tonnellate di Dolomia rosa. Nella notte l’ultimo crollo, seppure di scarsa entita’, accompagnato da un forte boato sentito a fondovalle, nella zona di Federa Vecchia, sulla strada che da Auronzo sale verso Misurina. Massi che sono andati ad accumularsi sulle tracce evidenti della frana del primo ottobre scorso che aveva ‘tagliato’ di netto una fetta di parete. Le Dolomiti, patrimonio dell’Umanita’ per l’Unesco, complici maltempo e sbalzi termici, continuano cosi’ a dimostrare la loro fragilita’. “Purtroppo non possiamo farci nulla – spiega il vicecomandante del Corpo Forestale dello Stato Isidoro Furlan – sono eventi fisiologici e le frane di questo mese, compresa l’ultima della notte scorsa, possiamo considerarle di assestamento”. La macchina del Soccorso Alpino del Cfs si e’ rimessa comunque in moto anche stamani alle prime luci: pattuglie sono salite a verificare, tra le nebbie di nuvole basse, il nuovo crollo non evidenziando interessamenti a zone frequentemente percorse da escursionisti. Questo diversamente da quanto si era verificato il primo ottobre scorso quando la frana aveva interessato anche una via alta. La massa rocciosa si era staccata dalla parete del Ciadin del Laura. Quasi duemila metri cubi di materiale erano caduti verso valle, lasciando una sorta di strappo sulla montagna. Si era trattato di un distacco tutto sommato modesto, ma con un fronte piuttosto esteso: quasi 300 metri di fronte per 400 di altezza, secondo una stima dello stesso Corpo Forestale dello Stato. In quell’occasione c’erano stati anche dei controlli a titolo precauzionale sull’eventuale coinvolgimento di persone, anche se la zona interessata era particolarmente impervia, Le ricerche avevano comunque dato esito negativo. Il geologo Gabriele Scarascia Mugnozza, dell’Universita’ la Sapienza di Roma, aveva ricordato che frane di questo tipo ”sono abbastanza normali sulle Dolomiti. I cambiamenti di temperatura che avvengono dal giorno alla notte fanno continuamente espandere e contrarre la roccia, fino a provocarne la rottura”.