La Legge 101/2011 all’art.1 sancisce: “La Repubblica riconosce il giorno 9 ottobre come Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo”; all’art.2 “In occasione della Giornata nazionale di cui all’articolo 1 possono essere organizzati sul territorio nazionale, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, manifestazioni, cerimonie, incontri e momenti comuni di ricordo dei fatti accaduti e di riflessione sui fatti medesimi, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di promuovere attivita’ di informazione e di sensibilizzazione e di sviluppare una maggiore consapevolezza dei rischi connessi ad interventi che alterano gli equilibri del territorio e della necessita’ di tutelare il patrimonio ambientale del Paese.”
a legge parla di incuria e per incuria si intende “l’abituale atteggiamento passivo nei confronti di obblighi o doveri, dovuto a pigrizia o insensibilità, che implica un danno nell’interesse proprio o altrui”. Prosegue il Magistrato Santoloci “Francamente, ci sembra voler liquidare in modo un po’ troppo riduttivo un qualcosa che ha trovato cause e radici in ben altre realtà di responsabilità individuali e collettive”.
Un centinaio di cartelle, poche figure, una bibliografia essenziale, nel 1993 non trovarono l’editore,soltanto il periodico Verde Ambiente pubblicò (n.6/1994) una sintesi dal titolo “La frana del Vajont”, citata nella spettacolo teatrale “Il racconto del Vajont” di Marco Paolini. Ed è Marco Paolini che ha il grande merito di aver risvegliato le coscienze, di aver fatto conoscere agli Italiani la storia “di una delle più grandi sciagure provocate dall’uomo”, di aver portato il suo monologo alla ribalta televisiva…di aver reso omaggio ai morti e ai sopravvissuti. Nel 1995 muore Alvaro Valdinucci, il Vajont non era stato dimenticato!
L’elenco dei nomi di scienziati italiani e stranieri, tecnici, ingegneri, geologi, geofisici, politici, coinvolti a vario titolo nella vicenda è pubblicato e conosciuto, si mettono in evidenza il Prof. Giorgio Dal Piaz, consulente per lo studio geologico dell’invaso, che fa presente al committente S.A.D.E. “la penosa necessità d’integrare la assai magra pensione con proventi professionali” (lettera indirizzata all’Ing. Carlo Semenza, Progettista e Costruttore della Diga del Vajont, 25 ottobre 1948) e chiede sempre all’Ing. Carlo Semenza: “Abbia la cortesia di mandarmi il testo di quella (dichiarazione per l’alto Vajont) ch’Ella mi ha esposto a voce, che mi pareva molto felice.” (lettera datata 6 febbraio 1957); fra i Geologi spicca la figura del Prof. Floriano Calvino, unico del mondo accademico italiano, che accettò di far parte del secondo collegio peritale, nominato dal Giudice Istruttore Mario Fabbri (23 giugno 1966).
La verità sulla Frana del Vajont è scritta nella sentenza della Corte d’Appello del L’Aquila e della Corte di Cassazione che hanno riconosciuto la prevedibilità dell’evento.
Nell’articolo pubblicato su La Repubblica del 22 settembre scorso, Marco Paolini nel titolo sottolinea la condivisibile realtà “sono passati cinquant’anni ma non abbiamo imparato la lezione”, “si interroga sulle responsabilità di scienza, media e politica”, parla del ruolo subalterno della geologia all’ingegneria, esprime il suo punto di vista sulla sentenza di condanna emessa dal Tribunale del L’Aquila nei confronti della Commissione Grandi Rischi a seguito del terremoto che sconvolse L’Aquila il 6 aprile 2009: il Prof. Enzo Boschi, Geofisico, all’epoca Componente della Commissione Grandi Rischi ha replicato, La Repubblica ha negato il diritto di replica, il Foglietto dell’USI Ricerca, ha pubblicato la risposta (www.usirdbricerca.info/): “un articolo lungo come quello di Paolini” scrive Boschi “Quella che gli Aquilani hanno sentito come rassicurazione è riconducibile ad una dichiarazione del Vice Capo della PC fatta prima della riunione della CGR a una TV, della quale io ho avuto notizia solo con il processo”. E per quanto riguarda il ruolo subalterno della geologia all’ingegneria, non è questione di Scienza ma di tecnici, scienziati e professori asserviti al potere economico-imprenditoriale e al potere politico, ingranaggi di un “sistema sociale basato sul profitto, causa prima delle catastrofi”!
“E penso alle frane e alle alluvioni che travolgono tutto e tutti. Ma davvero la terra e l’acqua vengono giù solo perché qualcuno ha posto in essere delle “incurie”?…No. La verità scomoda -che quasi nessuno ricorda o fa finta di ricordare- è che tutto questo è il frutto amaro di decenni di malgoverno e cattiva gestione del territorio, considerato solo terreno (edificabile), e delle risorse naturali (viste solo come materie prime per cementificare, scaricare, prelevare e produrre)…Abbiamo poi cementificato gli argini, trasformato fiumi e torrenti in canali innaturali. E –violando ogni vincolo e logica elementare- abbiamo costruito dentro gli argini dei fiumi, sulle rive, ovunque…Ammesso poi che qualcuno abbia celebrato questa giornata almeno tra i giovani.” È sempre Il Magistrato Santoloci che scrive.
In sponda destra, lungo la strada che risale il Vajont una lunga teoria di bandierine triangolari colorate, seicento nomi di bambini, le 467 piccole vittime del 9 ottobre 1963, insieme ai bambini della Scuola Numero Uno di Beslan in Ossezia del Nord, massacrati tra il 1 e 4 settembre del 2004 nello scontro tra i Ceceni e le truppe speciali russe, ancora due nomi per non dimenticare Francesca e Sara, 13 e 14 anni, investite mortalmente dal crollo di alcuni blocchi di roccia tufacea a Ventotene il 21 aprile 2010. Nell’occasione il Prof. Vincenzo Morra, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Napoli, dichiarò testualmente: “Abbiamo effettuato la mappatura litologica, vulcanologica dell’Isola di Ventotene 10-15 anni fa…ma questi studi vengono fatti a livello accademico…questi eventi purtroppo sono assolutamente imprevedibili…”
Nel vecchio Cimitero di Longarone, sulla lapide voluta da “Luigino, marito di Giovanna e padre di Gianni, Maurizio e Roberto, sette, sei e quattro anni” è inciso “BARBARAMENTE E VILMENTE TRUCIDATI PER LEGGEREZZA E CUPIDIGIA UMANA, ATTENDONO INVANO GIUSTIZIA PER L’INFAME COLPA. ECCIDIO PREMEDITATO”.
…della lapide, nel nuovo Cimitero non c’è traccia…esorto il Sindaco di Longarone Roberto Padrin a ricollocare la lapide, Riccardo Massimiliano Menotti e tanti Italiani la pensano come Luigino.
La Diga del Vajont, i paesi di Casso e di Erto resteranno “monumenti a vergogna perenne della scienza e della politica”.
Geol. Riccardo Massimiliano Menotti.
Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche
IFAC-CNR Area di Ricerca di Firenze