Monterotondo Marittimo è un piccolo comune in provincia di Grosseto che sorge in una zona ricca di minerali e di fenomeni naturali di vulcanismo secondario, come le fumarole, i geyser, i soffioni boraciferi, le sorgenti di acqua calda.
Questi fenomeni geotermici furono sfruttati fin da tempi antichissimi, sicuramente dagli Etruschi e dai Romani, ma le prime notizie di sfruttamento minerario sono della fine del 1400, quando fu aperta una cava di vetriolo (nome generico di una serie di sostanze cristallizzate appartenenti in genere ai solfati), che un tempo veniva usato come antiparassitario. Seguì l’apertura di una cava di zolfo e nel 1880 l’estrazione dell’acido borico usato come disinfettante ed insetticida.
La vera rivoluzione tecnologica fu però la produzione di energia elettrica da fonte geotermica. Il primo esperimento al mondo fu effettuato da Piero Ginori Conti nella vicina Larderello, nel 1904. Egli riuscì a far accendere 5 lampadine avviando un motore a pistoni, collegato ad una dinamo azionata dal vapore geotermico.
La produzione di energia elettrica a livello industriale iniziò a Monterotondo Marittimo nel 1916, ma fu solo nel 1958 che venne costruita la centrale geotermoelettrica dell’Enel che si trova proprio di fronte il centro storico di Monterotondo. E’ stata modernizzata nel 2002 e sfrutta il vapore proveniente dall’area circostante.
Le centrali del comune di Monterotondo riescono a coprire il 60% dell’intero fabbisogno energetico della provincia di Grosseto. L’energia geotermica è un’energia rinnovabile, che oltre ad avere un costo bassissimo, ha un impatto minimo sull’ambiente. A Monterotondo Marittimo è possibile visitare il parco naturalistico “Le Biancane”, che fa parte del Parco Tecnologico ed Archeologico delle Colline Metallifere Grossetane.
La visita è estremamente interessante e suggestiva, lungo il sentiero si incontrano diverse tipologie di manifestazioni geotermiche come soffioni, putizze e fumarole, che hanno modificato l’ambiente, rendendolo surreale: dal terreno fuoriescono vapori bianchi, in alcuni punti si incontrano polle di fango in ebollizione, le rocce hanno una colorazione biancastra che ha dato il nome al parco naturalistico. Le emissioni di acido solfidrico causano infatti una reazione chimica con il calcare trasformandolo in gesso.
Il vapore che esce dalle fratture delle rocce ha una temperatura di circa 100 °C ed è costituito per il 95% da vapore acqueo e per il restante da anidride carbonica, metano, ammoniaca ed acido solfidrico.
In corrispondenza degli sbocchi di vapore si hanno cristallizzazioni di zolfo dovute all’ossidazione dell’acido solfidrico al contatto con l’aria. La presenza dell’acido solfidrico è causa inoltre di un’intesa acidificazione del suolo e la forte aggressività chimica di alcuni componenti dei fluidi geotermici ha prodotto un vistoso sbiancamento del suolo.