Gli alberi hanno dato all’uomo uno dei più preziosi materiali da costruzione e con la loro forza, la loro bellezza e la loro varietà hanno rasserenato il suo spirito, e fornito un incessante piacere per il suo sguardo. Per 400 milioni di anni, da quando le piante primitive svilupparono tronchi legnosi e cominciarono ad innalzarsi verso la luce più di ogni altro essere vivente, gli alberi sono stati i guardiani silenziosi di ogni cosa che vivesse sotto di loro. Hanno fornito riparo dal Sole e rifugio contro il vento e la pioggia; hanno prodotto vivificante ossigeno puro grazie alle loro foglie; hanno arricchito il suolo e fornito cibo, casa e rifugio per una grande varietà di esseri selvatici. Gli alberi e tutte le piante verdi producono nutrimento a partire da elementi minerali, ossigeno e acqua e traggono energia dalla luce. E, nel caso di alberi e arbusti, tutto questo si traduce in quel prezioso elemento che è il legno. Pressochè tutte le piante hanno germogli, foglie, fiori e frutti; ma soltanto alberi e arbusti hanno organi legnosi. La differenza tra un albero e un arbusto è semplice. Gli alberi hanno un unico tronco legnoso, da cui si ripartono i rami, formando la chioma. I rami dell’arbusto si innalzano al livello del terreno, formando una chioma senza tronco. La capacità di alberi e arbusti di produrre il legno è dovuta a un sottile strato di cellule, appena sotto la corteccia, chiamato cambio. Ogni anno, il cambio produce nuovo legno nel lato interno e uno strato di tessuto conduttore, detto floema, all’esterno. Nel contempo riproduce sè stesso, per assecondare la crescita continua della pianta. Finchè vivono, alberi e arbusti continuano a crescere. Il tronco e i rami si ingrossano, i germogli si allungano. La crescita cessa solo con la morte dell’albero. Soltanto allora il cambio termina di produrre nuovo legno. Nella stagione di crescita, la vita percorre con incessante vigore gli alberi e gli arbusti; l’impressione di immobilità che danno a chi li osserva nasconde un’intensa vita interiore; grandi quantità di acqua, ricche di elementi minerali scorrono verso l’alto attraverso il legno nuovo, dalle radici alle foglie più in alto. La linfa, ricca di zucchero scende, attraverso il floema, dalle foglie fino a raggiungere ogni parte dell’albero. Tutta questa energìa si esprime con la crescita dell’albero, nei suoi fiori e nei suoi frutti, nei semi che produce in notevoli quantità. Anzi, ogni albero o arbusto è una delle più ricche banche di energia, che immagazzina nutrimento nei suoi tessuti, e alla fine restituisce tutto alla terra morendo e decomponendosi, arricchendo in modo incalcolabile il suolo a cui rimane radicato tutta la vita.
IL NOME DEGLI ALBERI – Molti nomi popolari di alberi e arbusti descrivono alcune caratteristiche o usi che si fanno della pianta. Il Biancospino, per esempio, deve il suo nome ai fiori bianchissimi e ai rametti molto spinosi; il sorbo degli uccellatori invece è chiamato così per ciò che si faceva un tempo dei suoi frutti. Ma i nomi popolari variano da paese in paese, e spesso da una zona all’altra dello stesso paese. I primi pionieri, in America, diedero agli alberi che incontravano i nomi di alberi che già conoscevano; ma molto spesso le specie non erano nemmeno imparentate. Ecco perchè i nomi comuni sono talvolta fuorvianti. Chiamarono “cedri” alberi dotati di legno frangente, ma i botanici sanno oggi che alcun cedro americano appartiene alla famiglia del cedro. Per eliminare questa sorta di confusione, gli scienziati hanno applicato il principio proposto inizialmente dal naturalista svedese del XVIII secolo, Carlo Linneo, secondo cui ogni albero e arbusto ha un nome scientifico doppio. La prima parte è il nome generico, che è comune a tutti gli alberi appartenenti allo stesso genere. La seconda parte è il nome specifico, e si riferisce ad un’unica particolare specie. Entrambi questi nomi si scrivono in corsivo. Nell’ambito di una specie tuttavia vi possono essere delle varianti, del colore delle foglie o dei fiori per esempio. Se queste variazioni dovessero essere presenti in natura allora si aggiungerà un terzo nome scientifico e gli alberi sono detti “varietà”. Ecco che quello che noi comunemente chiameremmo Pinus sylvestris (pino silvestre) diventerà “pinus sylvestris var. scotica, per indicare la varietà delle regioni montuose dotati di aghi corti e verde-blù. Se la variazione invece si presentasse in alberi coltivati sia in un orto botanico che come incroci internazionali, allora l’albero è detto “cultivar”, e il nome è scritto dopo il nome scientifico, in carattere normale,e viene racchiuso tra virgolette singole: Pinus sylvestris’Aurea’. Il simbolo “x” invece viene anteposto al nome scientifico degli ibridi.
GLI ALBERI IN ITALIA – La superficie del territorio italiano è di oltre 30 milioni di ettari. Quella occupata da boschi è inferiore ai 10 milioni. Le specie di alberi spontanei sono circa 150; ancora maggiore è il numero delle specie arbustive. Non è facile dare dei numeri precisi, in quanto una stessa specie può spesso assumere un portamento arboreo o arbustivo secondo l’ambiente in cui vive e il trattamento cui l’uomo la sottopone. Se si considerano poi quelle introdotte dall’uomo per fini ornamentali o produttivi, il numero si avvicina alle 2000 specie, anche sa molte di queste sono rare e presenti in pochi esemplari soltanto negli Orti Botanici. Molte specie introdotte in tempi assai remoti possono essere considerate ormai facenti parte della flora spontanea italiana.
IDENTIFICAZIONE, SVILUPPO E VITA DI UN ALBERO – Grazie all’esperienza è possibile identificare un albero in base alla sua forma complessiva: la larga chioma arrotondata di una rovere adulta o il profilo svettante di un pioppo cipressino sono inconfondibili anche a grandi distanze. Ma le forme degli alberi variano in base alla loro ubicazione. Le querce che crescono sulle montagne, ad esempio, tendono ad avere uno sviluppo ridotto a causa del vento e del terreno poco profondo. Perciò, nella maggior parte dei casi, è necessario esaminare alcuni particolari dell’albero per esaminarlo in maniera corretta. Occorre innanzitutto esaminare la forma delle foglie, oppure in caso queste risultassero cadute, la forma e il colore di gemme e rametti. Altre caratteristiche fondamentali risultano essere il colore ed il disegno della corteccia oltre alla la misura, la forma e il colore dei frutti o dei fiori. Gli alberi possono essere suddivisi in due gruppi: conifere e latifoglie, e solitamente è possibile distinguere i 2 gruppi soltanto dalla loro forma. Le conifere tendono ad avere forma più regolare, in quanto da un tronco centrale dritto hanno origine rami secondo un disegno simmetrico. Le conifere producono coni, e quasi sempre hanno foglie aghiformi o somiglianti a piccole squame, molte delle quali restano sull’albero per l’intero arco dell’anno. Le latifoglie invece perdono le larghe foglie piatte al sopraggiungere dell’autunno. In tale stagione infatti le foglie hanno concluso il lavoro per cui sono specializzate, cioè l’assorbimento della massima quantità di luce in estate, al fine di contribuire alla produzione di nutrimento per l’albero. Ogni stagione vegetativa di un albero inizia e termina con le gemme. In primavera le gemme si aprono, nuove foglie e fiori rivestono l’albero, nuovi germogli si sviluppano. Entro l’autunno, le gemme dell’anno successivo sono già formate all’apice e ai lati dei rametti. I pini e alcune altre conifere hanno una serie sola di gemme per l’intera stagione vegetativa. Ogni ramo dell’albero, con la sua gemma terminale che ne determina lo sviluppo e le gemme laterali che formano nuovi rametti si sviluppano dai rami, proprio come questi si sviluppano dalle branche e le branche dal tronco. L’albero è nutrito dalle foglie. Ogni foglia è un complicato laboratorio chimico dove l’anidride carbonica dell’aria, unita all’acqua assorbita dalle radici, in presenza di luce, viene trasformata in carboidrati. Questi, che comprendono lo zucchero, sono essenziali allo sviluppo dell’albero e alla sua sopravvivenza. La linfa, ricca di zucchero formatosi nelle foglie, viene poi trasformata mediante speciali canali dalle foglie a tutte le parti dell’albero. Le foglie, in modo particolare quelle delle latifoglie, sono anche degli efficienti apparati di evaporazione. Nei giorni caldi, cedono umidità all’aria e, per mantenere bassa la temperatura dell’albero, sostituiscono l’umidità con l’acqua assorbita dall’albero attraverso le sue radici. La linfa zuccherina viene portata dalle foglie verso il basso e verso l’esterno al resto dell’albero grazie ad un tessuto di tubi cribrosi chiamato floema. Questo flusso verso il basso avviene appena sotto la corteccia, nel sistema floematico, che è facilmente danneggiato se la corteccia viene strappata dall’albero. Nel frattempo, acqua con minerali essenziali fluisce dal suolo verso l’alto attraverso un tessuto di vasi chiamato xilema, che forma il nuovo legno del fusto e dei rami.
LA FORMA, I COLORI E I DISEGNI DELLE CORTECCE – Ogni albero è un individuo la cui forma adulta riflette le condizioni in cui vive. Gli alberi che crescono fitti in una foresta hanno una sagoma più sottile di quelli della medesima specie che crescono solitari nel mezzo di un parco. I venti che soffiano dal mare fanno si che gli alberi crescano “a bandiera”; le condizioni climatiche montane rendono invece gli alberi stentati. Le giovani piante adoperano la maggior parte della loro energia per crescere verso l’alto, alla ricerca della luce. Più tardi, si allargano per assumere la tipica forma adulta della specie a cui appartengono. Anche la potatura cambia radicalmente la forma naturale degli alberi. Il taglio a ceppaia e la capitozzatura sono metodi molto utilizzati per stimolare lo sviluppo di nuovi germogli da usare come legna da ardere o come materiale per paleria. Nel taglio a ceppaia, l’albero è tagliato a livello del terreno. Nella capitozzatura, è tagliato più in alto sul tronco, fuori dalla portata di animali che pascolano. Nuovi germogli e rami si sviluppano velocemente, poichè esiste già un apparato radicale. Tutte le parti di un albero sono vive, tranne il legno più interno e la corteccia esterna, e di anno in anno continuano a svilupparsi, dai giovani germogli della chioma, alla base del tronco e alle radici. La corteccia protegge la vita che racchiude, prevenendo l’essiccamento all’inerno dell’albero. Essa protegge l’albero anche da insetti, animali e funghi e dal caldo o dal freddo eccessivi. Senza corteccia un albero morirebbe molto in fretta, come succede se un anello di corteccia viene strappato tutt’intorno al fusto. Man mano che il tronco di un albero si sviluppa e aumenta il volume, la corteccia esterna si tende e comincia a rompersi e a disquamarsi sino a scoprire la nuova corteccia sottostante. La desquamazione e le fenditure formano disegni caratteristici, distintivi di ciascuna specie. Specialmente in inverno, il disegno ed il colore della corteccia di un albero forniscono le prime e più immediate chiavi di identificazione.