L’Italia è un paese geologicamente giovane. Si trova lungo il margine tettonico fra la Placca Africana e quella Eurasiatica, ed oltre a un’elevata sismicità e caratterizzata anche dalla presenza di numerosi vulcani.
Alcuni di essi sono attivi, perché hanno manifestato attività negli ultimi 10 mila anni. Ne sono presenti almeno 9.
I vulcani più “famosi” sono il Vesuvio, lo Stromboli e l’Etna. Il Vesuvio (più propriamente chiamato Somma-Vesuvio) ha un’attività di tipo esplosivo e costituisce un serio problema per l’area di Napoli. La fonte maggiore di preoccupazione sono i fenomeni tipicamente associati alle eruzioni esplosive, quali le colate piroclastiche, caratterizzate da altissima velocità. L’alta pericolosità del vulcano, associata alla presenza nel suo raggio d’azione di milioni di abitanti, crea un rischio vulcanico che, nell’area di Torre del Greco e Torre Annunziata, è fra i più alti al mondo.
Lo Stromboli è situato nelle Isole Eolie ed uno dei vulcani più attivi del mondo, con continua attività denominata a livello internazionale “stromboliana”, proprio perché tipica di questo vulcano (attività esplosiva a cadenza regolare con emissione di brandelli di magma fino ad altezze di poche centinaia di metri). I rischi maggiori sono legati ad eventi parossistici più violenti della norma ed anche a caduta in mare di frane, come accaduto nel 2002: in questi casi possono verificarsi, come allora, piccoli tsunami sulla costa dell’isola (evento del 30 dicembre 2002).
L’altro vulcano, l’Etna, [che propio oggi ha ripreso l’attività con un’impressionante eruzione] ha invece un’attività vulcanica complessa, soprattutto di tipo stromboliano ed effusiva. Può produrre colate laviche imponenti, che raggiungono anche centri abitati (come successo negli anni’90) ma la velocità di questi fenomeni non è tale da costituire un pericolo elevato per la vita delle persone, come nel caso del Vesuvio. Altro problema delle eruzioni dell’Etna sono le imponenti emissioni di ceneri che possono causare problemi respiratori, danni all’agricoltura, blocco della circolazione di terra e aerea.
Un altro vulcano attivo che costituisce un serio rischio per le aree abitate è quello dei Campi Flegrei, nell’area nord di Napoli. Si tratta in realtà di una vasta area calderica, frutto del collasso di un antico vulcano. Oltre alla possibilità di eruzioni locali (l’ultima avvenne nel 1538) è tipica di questa zona l’attività bradisismica, cioè di sollevamento e abbassamento del suolo anche di metri. L’area di Pozzuoli venne interessata da una grave crisi bradisismica negli anni ’70 nel 1983-1984, costringendo molte persone all’evacuazione prolungata.
Altri vulcani attivi sono presenti nelle Isole Eolie: oltre allo Stromboli c’è Vulcano e Lipari. Vulcano è particolarmente pericolosa per le sue eruzioni esplosive, e specialmente nei mesi estivi quando sull’isola sono presenti fino a 10 mila persone, il rischio vulcanico è molto elevato. Lipari è stata interessata dall’ultima eruzione nell’VIII secolo d.C.
Altro vulcano attivo è quello di Ischia, dove l’ultima eruzione risale al 1302. Qui l’attività vulcanica ha generato recentemente anche terremoti distruttivi, come quello che rase al suolo Casamicciola nel 1883.
Altri due vulcani attivi sono presenti nel Canale di Sicilia, in particolare quelli di Pantelleria (ultima eruzione nel 1891) e dell’isola effimera Ferdinandea (ultima eruzione 1831), di cui abbiamo parlato già in questo giornale a questo link.
Il decimo vulcano attivo d’Italia che può essere considerato è quello dei Colli Albani, a sud di Roma. Sebbene da migliaia di anni non vi sia attività vulcanica (dagli studi finora effettati l’ultima eruzione risalirebbe a 20.000 anni fa), dal punto di vista vulcanologico esso non può essere considerato un vulcano inattivo. Si parla di vulcano quiescente, ma il suo stato di dormienza non è detto sia definitivo: in passato lo stesso vulcano conobbe periodi di riposo anche superiori a 20mila anni, e allo stato attuale delle conoscenze nessuno può sapere se si riattiverà oppure no. Un dato certo è che l’area dei castelli Romani è ancora oggi interessata da fenomeni sismici di bassa e media intensità, e da emissioni di gas a volte anche pericolose in scantinati e luoghi ribassati.
Esistono poi molte altre strutture vulcaniche, tutte localizzate nell’area tirrenica centro-meridionale (quella che i geologi chiamano la Provincia Comagmatica Romana), che sono ormai inattive ma che mostrano ancora manifestazioni di vulcanismo tardivo come sorgenti di acqua termale e fuoriuscite di gas. Dalla Toscana alla Campania esse sono: il Monte Amiata (sede ancora oggi di vulcanismo secondario con fumarole presso Larderello, usate per la geotermia), Radicofani, il distretto vulcanico dei Vulsini, dei Monti Cimini, del Vulcano di Vico, dei Monti Sabatini, di Roccamonfina e del Vulture. In molte di questa antiche strutture vulcaniche sono presenti laghi famosi come il lago di Bolsena, di Vico, di Bracciano, di Nemi e Albano, eccetera.
Infine non possono essere tralasciati i numerosi vulcani sottomarini presenti nei fondali del mar Tirreno al largo di Calabria e Sicilia, fra cui il Marsili, il Vavilov e il Magnaghi.