Secondo un nuovo studio, le variazioni dell’attività solare non hanno contribuito più del 10% al riscaldamento globale del XX secolo.
La ricerca, pubblicata l’8 novembre su Environmental Research Letters, è del team guidato dal prof. Terry Sloan della University of Lancaster e dal prof. Sir Arnold Wolfendale della University of Durham, secondo cui né le variazioni dell’attività del Sole, né i suoi raggi cosmici, contribuiscono al global warming.
Mentre in passato si collegava l’energia solare all’aumento delle temperature globali, nello studio si avanza la tesi opposta: sarebbero i raggi cosmici i responsabili del raffreddamento della Terra, i quali favoriscono la formazione delle nuvole che creano a loro volta uno schermo che riflette verso l’esterno i raggi solari. Secondo la tesi, quando il Sole è maggiormente attivo, impedisce ad alcuni raggi cosmici di entrare nell’atmosfera terrestre, di modo che si vanno a formare meno nuvole e quindi la temperatura aumenta.
Hanno concluso che le prove paleontologiche derivate da isotopi di ossigeno e carbonio non solo altro che “deboli e confuse” e che gli studi che collegano i raggi cosmici alla diminuzione di nuvole non sono validi perché la correlazione valeva solo per certe regioni, piuttosto che globalmente.
Il prof. Sloan ha dichiarato: “Il nostro studio si è concentrato nella ricerca di una connessione tra i raggi cosmici e le formazioni nuvolose con le temperature globali. Abbiamo concluso che il contributo delle variazioni dell’attività solare è minore del 10% rispetto al riscaldamento globale del XX secolo. Conseguentemente, l’IPCC ha stabilito che non vi è robusta correlazione tra variazioni dei raggi cosmici e nuvole.”