Salute: la denervazione renale “brucia” alcune fibre nervose per combattere ipertensione arteriosa

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Domani al Centro diagnostico italiano (Cdi) di Milano, nel corso del convegno “Denervazione renale endovascolare: modalita’ di controllo dell’ipertensione resistente e delle patologie associate”, si parlerà di una innovativa procedura mininvasiva, chiamata “denervazione” renale, per  combattere l’ipertensione arteriosa “bruciando” alcune fibre nervose che corrono attorno alle arterie dei reni e conducono stimoli che provocano una pressione sanguigna alta. L’ipertensione e’ una patologia che interessa 1 miliardo di persone nel mondo (1/7 della popolazione mondiale) e che ha un impatto sui costi sanitari globali pari al 10%. Inoltre si stima che entro il 2025 l’ipertensione portera’ le malattie cardiovascolari a essere la principale causa di morte in tutto il mondo. La tecnica della denervazione renale, sottolinea Sergio Papa, direttore della Diagnostica per immagini del Centro diagnostico italiano di Milano, “e’ stata classificata nel corso della conferenza annuale sulle innovazioni in medicina alla Cleveland Clinic, al primo posto tra le piu’ importanti scoperte del 2012, e si e’ dimostrata efficace in oltre l’84% dei pazienti con ipertensione resistente ai farmaci”. La denervazione simpatica renale si pone l’obiettivo di intervenire sul cattivo funzionamento del sistema simpatico. L’ipertesione  nasce quando i centri nervosi superiori ricevono una serie troppo ampia di stimoli da reni, cuore e vasi sanguigni, e rispondono con impulsi che causano, tra gli altri, il restringimento delle arterie renali con conseguente aumento della pressione in tutto l’organismo. La denervazione per l’ablazione delle fibre renali prevede l’introduzione nell’arteria femorale di un elettrodo che raggiunge i vasi renali e che agisce mediante il calore, facendo andare incontro le fibre simpatiche a processi degenerativi permanenti.

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