Ambiente, Green Economy: 82mila posti di lavoro nei parchi nazionali

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parco nazionale del Mercantour02I parchi sono anche aree di innovazione economica: quelli nazionali hanno dati economici doppi rispetto alle aree geografiche simili, nelle imprese – trainate dall’agricoltura e il turismo – lavorano piu’ giovani e donne. Nella “cassaforte verde” della natura protetta italiana sono presenti il 17% degli insediamenti produttivi nazionali, sono stati attivati piu’ di 82.000 posti di lavoro green direttamente collegati all’attivita’ dei parchi. A scattare la fotografia economica delle aree protette italiane sono i dati che il ministero dell’Ambiente presenta nella prima giornata di lavori della Conferenza nazionale ‘La Natura dell’Italia. Biodiversita’ e aree protette: la Green economy per il rilancio del Paese’, da cui emerge anche che particolarmente nei parchi nazionali le imprese crescono del doppio rispetto alle aree vicine, occupano il 10% in piu’ di donne e di giovani, hanno una maggiore propensione sociale e cooperativa. L’economia dei parchi nazionali ha complessivamente numeri piu’ bassi rispetto alla media italiana, che comprende nelle statistiche centri urbani e industriali. La ricchezza complessiva prodotta nel 2011 ammonta, infatti, a 34,6 miliardi, ovvero il 3,2% di parco-nazionale-gran-paradisoquella nazionale su un territorio che copre il 5% della Penisola. Si tratta di una media comunque superiore a quella di aree socio-economiche simili che, a parita’ di popolazione, si attesta al 2,6%. L’economia reale, nonostante lo scarso incremento demografico, ha registrato nei soli parchi nazionali il 4,6% degli insediamenti produttivi del Paese, a fine del 2011. Questo dato e’ frutto di una forte crescita concentrata nell’ultimo decennio, ovvero da quando le aree protette nazionali hanno iniziato ad operare con continuita’: tra il 2000 e il 2011 si registra un aumento del 12,7% degli insediamenti produttivi a fronte dell’1,9% della media italiana e del 6,7% di aree socioeconomiche simili, una velocita’ di crescita doppia. Ma se i parchi vincono la battaglia dei numeri tutti economici rispetto alle aree interne non protette, quali sono i numeri strettamente attribuibili alle attivita’ legate alla tutela della natura? Secondo i dati del 2011-2012 raccolti ed elaborati da Federparchi, nei parchi nazionali e regionali ci sono 82.00 posti di lavoro direttamente generati dalle attivita’ ispirate e promosse dalla presenza di un’area protetta, ma non esiste a oggi una valutazione dei veri e propri green jobs. Di sicuro, la maggior parte delle nuove imprese ha una fortissima caratterizzazione ‘verde’, e la maggioranza nasce attorno al recupero dell’agricoltura e della produzione alimentare e al turismo. Complessivamente, le imprese attive nelle aree protette nazionali e regionali sono oltre 756mila, secondo i dati forniti da Unioncamere, il 17% degli insediamenti produttivi nazionali. L’ innovazione sicuramente e’ di casa nei parchi e nelle aziende che operano in un’area tutelata. Nel solo settore agricolo, il 38% delle imprese che risiedono nelle aree protette (vale a dire circa 5.000) ha ridotto l’impiego di energia e/o di acqua per unita’ di prodotto negli ultimi 3 anni; 1.100 imprese (8%) hanno utilizzato energia da fonti rinnovabili negli ultimi tre anni e 1.800 imprese (14%) investiranno in tecnologie ambientali nei prossimi tre. I parchi infine costituiscono una partita in attivo per lo Stato. Secondo, infatti, una stima di Unioncamere, se si ipotizza un’influenza diretta delle politiche dei parchi nazionali anche solo su un decimo della ricchezza prodotta al loro interno, si arriva a una valutazione di 3,5 mld di euro l’anno di creazione di valore in diretta dipendenza dell’esistenza dell’area protetta stessa. Una somma che, tradotta in tasse (Irpef, Iva, ecc.) vale circa 1,7 mld di euro di introiti per lo Stato, 25 volte di piu’ di quello che lo stesso Stato spende per i 24 parchi nazionali italiani.

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