Ambiente, Green Economy: i benefici derivanti dagli ecosistemi marini valgono 9 miliardi l’anno, 2 IMU

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Acqua e aria pulite, cibo sano e di elevata qualita’, varieta’ alimentare, pesce in abbondanza, impollinazione naturale, prevenzione delle frane alluvionali, barriere naturali antierosione, mitigazione del clima, farmaci fondamentali per curare gravi malattie: questo e molto altro e’ garantito da un alto livello di biodiversita’, ossia dalla ricchezza nel numero di specie animali e vegetali ospitate da un territorio. E l’Italia ha un patrimonio da invidiare da questo punto di vista: prima in Europa per diversita’ della vita, si trova al centro del Mediterraneo, inserita tra i 10 hotspot mondiali per la biodiversita’. L’Ambiente-Italia rappresenta una grande e nuova risorsa per l’economia. È questo il messaggio che il ministero dell’Ambiente ha lanciato durante la Conferenza nazionale ‘La Natura dell’Italia. Biodiversita’ e aree protette: la Green Economy per il rilancio del Paese’ in corso a Roma presso la Sapienza Universita’ di Roma oggi e domani. Ma quanto valgono, in termini economici, i cosiddetti ‘servizi ecosistemici’ – quelli forniti med_20120604_sole-meteo-maregratuitamente dalla natura? A livello globale, da stime parziali del mensile ‘Nature’, risulta che 17 principali servizi ecosistemici (tra cui la protezione del suolo dall’erosione, la regolazione del clima, il controllo dei gas inquinanti in atmosfera, la produzione del cibo) in 16 habitat di importanza mondiale (oceani, estuari, barriere coralline, zone umide, foreste tropicali ecc) in termini monetari valgono abbondantemente il prodotto interno lordo globale. Altri calcoli, come quello pubblicato nel 2000 sulla rivista ‘Ecological Economics’, fanno salire questa valutazione a 180 mila miliardi di dollari annui, sempre tenendo conto solo di una parte del valore degli ecosistemi. Secondo gli economisti, soprattutto anglosassoni, il valore medio per ettaro di una palude e’ di circa 2.300 dollari l’anno per servizi che vanno dal controllo delle inondazioni al filtraggio delle acque al turismo. Le aree umide europee producono complessivamente oltre 300 milioni di dollari l’anno. Nel Mediterraneo, secondo il Blue Plan delle Nazioni Unite, gli ecosistemi di confine come i delta, le paludi costiere, le lagune, valgono 2,4 milioni di euro l’anno per chilometro quadrato. Solo i benefici prodotti dagli ecosistemi marini nel nostro Paese valgono 9 miliardi l’anno, piu’ di due Imu. Esistono poi stime dei ritorni degli investimenti per la tutela degli ecosistemi. Secondo i dati Teeb (The economics of ecosystems and biodiversity) i benefici economici netti assicurati in 40 anni dal restauro ambientale di un ettaro delle nostre foreste sono pari a 26.300 dollari (con un tasso di ritorno dell’investimento del 20%), per un ettaro di prateria a 22.600 dollari (con un tasso di ritorno dell’investimento del 79%), per un ettaro di fiume o di lago a 69.700 dollari (con un tasso di ritorno dell’investimento del 27%), per un ettaro di zona umida dell’entroterra 171.300 dollari (con un tasso di ritorno dell’investimento del 12%), per un ettaro di coste a 935.000 dollari (con un tasso di ritorno dell’investimento dell’11%). Dividendi che – se venissero effettivamente calcolati dalla finanza e della politica – potrebbero effettivamente capovolgere l’agenda delle priorita’ mondiali. Fondamentali anche le valutazioni legate alle politiche di difesa dell’atmosfera e di contenimento dei danni prodotti dal cambiamento climatico: le foreste danno un contributo importante in termini di assorbimento dei gas serra che destabilizzano il clima. E questo contributo aumenta con l’aumentare della biodiversita’ che rende piu’ vitale l’ecosistema bosco: ogni ettaro di superficie boschiva nei parchi nazionali accumula 5,1 tonnellate carbonio in piu’ rispetto a un ettaro di foresta non protetta (la differenza al 2020 salira’ a 6 tonnellate per ettaro). In totale il sink annuale (la capacita’ di cattura delle emissioni) per il sistema dei parchi nazionali e’ di 6 milioni di tonnellate di carbonio (e’ il 6% dell’obiettivo che l’Italia si e’ impegnata a raggiungere firmando il protocollo di Kyoto).

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