E in pianura Padana con nebbia e anticiclone torna il fenomeno della “neve chimica”! [FOTO]

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1425761_10152052992060240_1930525974_nCon l’anticiclone che sta provocando nebbie e foschie ai bassi strati per l’inversione termica su gran parte d’Europa (vedi i disagi a Londra), torna a verificarsi in pianura Padana il fenomeno della “neve chimica”, di cui avevamo parlato a lungo nel gennaio 2012 quando avevamo pubblicato un’analisi del fenomeno dell’Arpa Emilia Romagna, ma anche uno studio dell’università di Milano e un’intervista a Vincenzo Levizzani, fisico delle nubi e del remote sensing dell’Istituto per le scienze atmosferiche e del clima del Cnr, per capire tutti i segreti di questo fenomeno così raro e curioso.

La nevicata "chimica" di stanotte nel milanese (foto di Marcolino Giordani)
La nevicata “chimica” di stanotte nel milanese (foto di Marcolino Giordani)

Si tratta di un evento meteorologico suggestivo e affascinante che però scatena timori e paure a causa di alcuni servizi giornalistici assolutamente estremi e catastrofisti andati in onda sulle televisioni locali e nazionali, relativamente a determinati “velenosi pericoli” per la popolazione Padana proprio a causa della “neve chimica“. Per capire di che si tratta, riportiamo l’intervista di due anni fa al dott. Levizzani che, innanzitutto, ci ha spiegato che questo fenomeno “è stato definito in maniera un po’ colorita ‘neve chimica‘”. In realtà non c’è una classificazione precisa, dopotutto per capire di cosa si tratta è bene ribadire alcuni punti fermi di tipo prettamente meteorologico, che hanno contribuito a generare il fenomeno. Questi elementi, come ci ha spiegato Levizzani, sono “la presenza di grossi quantitativi di vapore acqueo e quindi di nebbia nei bassi strati fino a circa 200-300 metri; le temperature abbastanza basse fino a circa –7°C; la presenza in atmosfera di notevoli quantità di particelle di aerosol che si erano immagazzinate durante la situazione anticiclonica e pertanto non dilavate al suolo dalle precipitazioni pressoché inesistenti. In questo quadro si creano le condizioni per la nucleazione del ghiaccio a basse quote su substrato aerosolico adatto e la formazione di precipitazioni nevose a basse quote in totale assenza di nubi precipitanti. Insomma, l’acqua presente in atmosfera nuclea su nuclei di ghiacciamento, si formano cristalli singoli e poi aggregati, e infine si ha la precipitazione al suolo. Questo il fenomeno“.

A questo punto viene da chiederci cosa, tutto ciò, ha di “chimico”. “Una cosa sola – specifica Levizzani e cioè la presenza in atmosfera di particelle di aerosol che sono nuclei di ghiacciamento (ice nuclei), cioè particelle che hanno una struttura reticolare cristallina del tutto simile a quella del ghiaccio. Gli assi a e c del reticolo cristallino del ghiaccio hanno dimensioni di 4.52 e 7.36 Angstrom, rispettivamente. Bene, sostanze che nucleano il ghiaccio in atmosfera hanno assi a e c del reticolo del tutto paragonabili e quindi fungono da supporti simili al ghiaccio su cui si ha l’inizializzazione del ghiacciamento. Ovviamente il tutto avviene anche per ghiacciamento delle goccioline per contatto ed altro ancora, ma le particelle sono presenti“.
Ok ma detto questo, siamo in presenza di un fenomeno strano e allarmante?
La risposta è articolata, ma abbastanza semplice. Il fenomeno non è affatto strano perché non è per nulla diverso da quello che avviene nelle nubi. Le particelle nucleanti ci debbono essere comunque. Quindi la neve cosiddetta “chimica” non è fisicamente diversa in nulla da quella normale che siamo abituati a veder cadere. In cosa è consistita la stranezza, per così dire? Nel fatto che estese aree della Pianura Padana sono state interessate da precipitazioni nevose senza la presenza di nubi. Il fenomeno, in altre parole, è stato parecchio diffuso. Questo è sintomo di accumulo di particelle nucleanti in atmosfera nei giorni e nelle settimane precedenti. Tutto qua. Fenomeni come questo normalmente succedono sottovento alle grandi fabbriche che emettono particelle di questo tipo che provocano nevicate sulle aree prospicienti. Questa volta la differenza sta che le aree interessate non sono molto localizzate, ma parecchio estese. Ecco il punto“.
Quindi non si tratta di un fenomeno così pericoloso come viene dipinto da qualcuno, determinando paura nella popolazione…
La neve originata ai bassi strati di questi giorni non è pericolosa in senso stretto. O, almeno, non lo è molto di più della normale neve. Infatti le quantità di sostanze chimiche presenti sono limitate alle particelle nucleanti, quindi quantità bassissime. Bisogna comunque dire che le precipitazioni di qualunque natura sono degli spazzini potentissimi e quindi rimuovono dall’atmosfera particelle e gas inquinanti durante la loro caduta e li fanno precipitare al suolo. Questo va bene perché “purificano” l’aria che respiriamo (chi non ha mai notato quanto pulita è l’aria dopo una bella pioggia o una notevole nevicata?). Tuttavia, le sostanze di cui sopra cadono al suolo ed entrano nel ciclo dell’acqua e degli alimenti. Chiaro il concetto?”
Assolutamente sì. Insomma, anche di fronte a questo fenomeno ci si può divertire a tirarsi le palle di neve, e si può ammirare un paesaggio fatato e ammantato di bianco come per la neve “vera“, quella che cade dalle nubi durante un passaggio depressionario. Anzi, è un elemento di pregio del clima Padano quello di poter godere di eventi simili, suggestivi e particolari tanto che nei giorni scorsi in tal proposito qualcuno ha parlato di “laboratorio meteorologico” di rilevanza mondiale, con riferimento proprio alla pianura Padana.
Infine, gentile dott. Levizzani, ci chiarisca un ultimo concetto. Questo tipo di fenomeno è provocato dai cambiamenti climatici? Qualcuno scrive che si verifica sempre più spesso negli ultimi inverni, e dà la colpa al clima che cambia …
I cambiamenti climatici non c’entrano proprio nulla. Si stratta di fisica delle nubi e di meteorologia pure e semplici. Nessuno, ripeto nessuno, può azzardare qualsivoglia ipotesi che questi fenomeni siano collegati al clima. Sono sempre successi in queste condizioni, sia chiaro. Si potrebbe cercare di capire se la loro frequenza ed estensione è aumentata con l’aumentare delle attività industriali, ma questo è un problema diverso e riguarda le attività umane nella Pianura Padana. In conclusione, quindi, non ci allarmiamo per la caduta della neve in queste condizioni. Non è “pericolosa” in senso stretto. Allarmiamoci, invece, dell’inquinamento, questo sì! Inquinare di meno è, come capiamo, un valore assoluto, con o senza neve cosiddetta ‘chimica’“.

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