Il periodo autunnale e invernale si caratterizza per eventi meteo significativi per pioggia e neve che sistematicamente arrecano danni ai manufatti e talvolta, purtroppo, vittime. Si tratta di eventi piovosi tipo bombe d’acqua che causano improvvisi eventi di piena e colate detritiche e di fango che spesso determinano la perdita di vite umane, come accaduto il 18 novembre 2013 in Sardegna, e di piogge continue e prolungate che provocano il progressivo ingrossamento dei corsi d’acqua e conseguenti allagamenti di aree antropizzate e danni all’economia locale e nazionale.
Questi eventi sollecitano le menti dei cittadini che sono sistematicamente colti all’improvviso dai fenomeni più pericolosi , flash flood, innescati dalle bombe d’acqua, che devono constatare che ancora alla fine del 2013 i responsabili della sicurezza dei cittadini non sono in grado di attivare un banale sistema di allarme idrogeologico immediato che consenta loro, almeno, di mettersi in salvo.
Anche le menti di coloro che hanno o hanno avuto responsabilità di amministratori pubblici sono sollecitate a produrre qualche idea: l’ex ministro Clini ha detto che per la difesa del suolo servirebbe un piano Marshall da 40 miliardi di euro.
Parole rassicuranti e/o preoccupanti?
A chi scrive sembrano più preoccupanti che altro: non si sa a che cosa pensi l’ex ministro! Su quali basi conoscitive parli.
Se pensa al piano marshall non credo che pensi a mettere in sicurezza subito i cittadini dagli eventi idrogeologici disastrosi causati dal transito dei cumulonembi: altrimenti avrebbe detto piano per un sistema di allarme idrogeologico immediato o PIANO SAII.
Mentre si elabora il suo piano marshall i fenomeni tipo flash flood causati dai meteo serial killer, detti cumulonembi, continueranno a colpire e a seminare nuove vittime?
Il sistema di monitoraggio degli eventi meteo attualmente usato dalle strutture pubbliche che devono tutelare la vita dei cittadini non contempla la difesa dalle bombe d’acqua. Non contempla nel senso che non hanno capito che l’unico metodo per tutelare la vita dei cittadini è il SAII così come è stato descritto nella nota pubblicata pochi giorni fa su Meteoweb dal titolo “Fenomeni meteorologici alla base delle “Alluvioni Lampo” (Flash Flood) e delle colate rapide di fango e detriti (Debris Flow): prevedibilità e sistema di allarme idrogeologico immediato” di Alberto Fortelli, Franco Ortolani e Silvana Pagliuca.
Subito dopo l’ennesino disastro idrogeologico del 1 marzo 2011 che interessò il centro abitato di Mili San Pietro (Messina Sud) lanciai l’allarme alvei-strada.
Nell’abitato di Mili San Pietro le intense piogge hanno provocato un grave evento alluvionale del tutto simile a quello accaduto ad Atrani il 9 settembre 2010 . La situazione ambientale dei due abitati è del tutto simile a quella di centinaia o meglio di migliaia di aree urbane piccole e grandi disseminate su tutto il territorio nazionale che sono attraversate da uno o più corsi d’acqua che spesso sono stati parzialmente o totalmente coperti, con gli edifici che lambiscono i margini fluviali.
Situazioni simili si rinvengono in migliaia di abitati ubicati alla base dei rilievi e centinaia di migliaia di cittadini sono potenzialmente esposti a serio pericolo perchè gli insediamenti non dovevano essere realizzati in condizioni di pericolo idrogeologico e perchè ancora non vi sono sistemi di allertamento immediato efficaci e piani di protezione civile locali e di bacino in grado di garantire l’incolumità dei cittadini.
Si aggiunga che la progressiva riduzione dei fondi pubblici per la difesa del suolo e dei cittadini ci ha traghettato in una sciagurata condizione: protezione ambientale preventiva uguale a zero e protezione della vita dei cittadini dagli eventi scatenati dai cumulonembi uguale a zero!
Gli eventi recenti del messinese, di Genova, Cinque Terre, Sardegna orientale ecc. con varie decine di vittime, hanno evidenziato che gli alvei strada rappresentano un grave pericolo che mette a rischio la vita di migliaia di cittadini. Basta che a monte degli alvei strada urbani vi sia un bacino imbrifero di dimensioni limitate, variabili da poche decine di ettari ad alcune centinaia di ettari o qualche migliaio di ettari, con versanti ripidi impostati su una copertura di sedimenti sciolti non incastrati nel substrato che in seguito a precipitazioni piovose intense e prolungate possano innescare colate detritiche e/o di fango per trasformare in torrenti, percorsi da flussi impetuosi, le vie urbane realizzate coprendo gli alvei originari.
Si deve tener presente che i bacini imbriferi a monte di via Fereggiano (Genova), di Monterosso e Vernazza nelle Cinque Terre devastati dagli eventi piovosi rilasciati da cumulonembi nell’autunno 2011 sono di alcune centinaia di ettari.
Gli eventi disastrosi citati non sono fenomeni irripetibili e isolati; essi sono molto preoccupanti perchè gli alvei strada nelle aree urbane sono moltissimi.
Gli alvei-strada sono mine innescate nei centri abitati. Non credo che si sappia quanti siano e dove siano nè il loro attuale livello di funzionamento. Nè quante persone sono a rischio. Quasi sempre mancano manutenzione e controlli.
A livello nazionale si deve fare il censimento degli alvei strada e aggiornare lo stato di degrado e dissesto dei bacini imbriferi incombenti sugli alvei-strada.
I cambiamenti ambientali che stanno avvenendo naturalmente causano un ispessimento dei suoli e dello strato alterato che diventa instabile in occasione di eventi piovosi continui e intensi. Si aggiunga che la stabilità del suolo viene continuamente alterata dagli incendi e da interventi non appropriati lungo i versanti.
Chi scrive è convinto che le pubbliche Istituzioni devono immediatamente puntare a mettere a punto ed attuare moderni piani di Allarme Idrogeologico Immediato e piani di protezione civile in modo da assicurare la tutela dei cittadini in relazione agli eventi piovosi tipo bombe d’acqua rilasciati dai cumulonembi.
La rincorsa ai finanziamenti per mettere in sicurezza le molte aree nelle quali si hanno attualmente gravi pericoli per i cittadini avviene in un percorso lungo e difficile alla fine del quale raramente si rinvengono le ingenti risorse finanziarie pubbliche necessarie che vanno spesso soggette a deviazioni e dirottamenti lungo percorsi diversi che non hanno come fine la sicurezza di tutti i cittadini.
Franco Ortolani,
Ordinario di Geologia