Mentre le terre emerse dell’emisfero boreale si preparano ad affrontare i rigori di una stagione invernale che inizia a prendere forma, nell’altro emisfero la stagione estiva comincia ad avanzare, e con essa avanza la stagione dei cicloni sui mari tropicali. Difatti, proprio in questo periodo dell’anno, dopo settimane di intenso soleggiamento ininterrotto, le acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale e dei mari che circondano le coste settentrionali dell’Australia raggiungono le temperature più elevate nel corso dell’anno, toccando valori prossimi ai +29°C +30°C. Sull’oceano Indiano meridionale già nei prossimi giorni, nel tratto di oceano a nord-est del Madagascar, si potrà originare il primo vero significativo ciclone tropicale di stagione. Analizzando le mappe dei venti e del campo barico a 10 metri, fornite dal modello statunitense GFS, si inizia a delineare, già a metà della nuova settimana, l’innesco di una ciclogenesi tropicale, ben supportata dalla formazione di una profonda area di convenzione che esacerberà la nascita di questo vortice depressionario.
Come tutte le ciclogenesi tropicali che si formano lungo l’oceano Indiano meridionale, la nuova tempesta tropicale sarà generata dal flusso del Monsone invernale di NE, che tracimando al di là dell’equatore, ripiegando successivamente con una ventilazione da NO nell’altro emisfero, interagirà con la ventilazione orientale facente capo all’Aliseo di SE. L’interazione della ventilazione monsonica nord-occidentale con l’Aliseo di SE, in azione nell’emisfero australe, favorirà l’isolamento di un sistema depressionario tropicale, provvisto di un moto rotatorio ciclonico nei medi e bassi strati, nel tratto di oceano a nord-est dell’isola/stato del Madagascar. Come capita spesso sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale la circolazione monsonica, legata al Monsone invernale di NE, oltrepassa l’equatore, sconfinando nell’altro emisfero, dove i venti tendono rapidamente a ruotare più da O-NO e NO, scivolando sempre più di latitudine.
All’altezza dei 5° di latitudine sud le correnti da NO, in sconfinamento dall’altro emisfero, cominciano ad interferire con il sostenuto flusso da E-SE e SE, legato all’Aliseo di SE, che domina lungo la fascia tropicale australe dell’oceano Indiano, lungo il bordo più settentrionale dell’anticiclone delle Mascarene. L’interazione fra le correnti da NO e il teso Aliseo di SE, dominante per gran parte dell’anno sulla fascia tropicale dell’oceano Indiano meridionale, sovente produce ampie linea di convergenza che agevolano lo sviluppo di un iniziale circolazione vorticosa in senso orario, quindi ciclonica per l’emisfero australe. Si viene cosi a realizzare un’area di disturbo che può scendere ulteriormente di latitudine, approfondendosi sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale, dove le temperature sono sufficientemente elevate per produrre e alimentare la convenzione che terrà in vita la struttura vorticosa.
Molti dei cicloni e delle tempeste tropicali che osserviamo sull’oceano Indiano nascono a seguito di un ampio moto rotatorio prodotto dalla convergenza di fasce di venti opposti nei bassi strati. Difatti, nell’oceano Indiano meridionale, quando le correnti da NO (in genere premonitrici del rinforzo del Monsone invernale di NE), dalla fascia equatoriale scivolano verso sud, nell’emisfero australe, incontrandosi con l’Aliseo di SE, possono dare vita ad un ciclone tropicale che diventa autonomo e punta verso l’arcipelago delle Mauritius e le coste orientali del Madagascar. La frequenza di queste tempeste è massima da Novembre a Marzo, con un picco fra Gennaio e il mese di Febbraio. Negli ultimi giorni diversi modelli matematici, fra cui GFS (fra i più affidabili), prefigurano un ulteriore intensificazione della depressione tropicale che nel corso delle giornate, fra il 19 e il 20 Dicembre, dovrebbe gradualmente muovere verso sud-ovest, in pieno oceano Indiano, allontanandosi sempre più dall’equatore, dove l’effetto di Coriolis diviene sempre più marcato, imprimendo un ulteriore rotazione al sistema perturbato. Scivolando di latitudine, scorrendo sopra acque superficiali molto calde, e su un ampia area caratterizzata da un “Wind Shear” abbastanza debole, la tempesta potrebbe rapidamente evolvere in un ciclone tropicale di 1^ categoria sulla scala Saffir-Simpson che nei giorni successivi rischia di muoversi verso gli atolli a nord-est del Madagascar, interessandoli da vicino, con forti venti e intense precipitazioni di stampo temporalesco.