Era il 27 gennaio 1945 quando, due divisioni dell’Armata Rossa, entrarono nel complesso di Auschwitz- Birkenau. Vi trovarono ancora circa 7650 prigionieri vivi, malati ed affamati, mentre centinaia di cadaveri giacevano abbandonati nel Campo. Nei magazzini non incendiati dalle SS, i sovietici scoprirono montagne di oggetti: 368.820 abiti maschili, 836.255 cappotti e vestiti da donna, 5.525 paia di scarpe femminili, 13.064 tappeti, una quantità considerevole di abiti da bambino, spazzolini da denti, denti finti, pentole e tegami e 7 tonnellate di capelli. E’ tutto quel che rimane delle persone brutalmente assassinate.
Il 27 gennaio 1945 è la data in cui vengono abbattuti i cancelli della più efferata macchina di sterminio di tutti i tempi, in cui vengono liberati i prigionieri e contemporaneamente iniziano a circolare immagini e notizie concernenti gli innumerevoli crimini commessi dalla Germania nazista. Sono passati molti anni da quella data, che rivelò per sempre al mondo intero l’orrore perpetrato nei confronti degli Ebrei, una data simbolo che, per volontà del legislatore, è diventata la “Giornata della Memoria” (legge n°211/20 luglio 2000). Sono gli articoli 1 e 2 di tale legge a definire le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria, con il quale la Repubblica italiana ricorda la Shoah, ossia lo sterminio del popolo ebraico ( Shoah in ebraico significa “distruzione”), le leggi razziali, le persecuzioni dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, mettendo a rischio la propria vita, hanno salvato altrettante vite e protetto i perseguitati.
Da quel trauma storico senza precedenti l’Europa e il mondo intero si risvegliarono profondamente scossi, chiedendosi incessantemente come fosse stato possibile tutto ciò, ma soprattutto bisognosi di sapere quali comportamenti e precauzioni adottare per scongiurare la reiterazione di tali crimini. Era pertanto indispensabile stabilire con precisione ciò che l’Europa non sarebbe stata: nacque così, nel 1948, la Dichiarazione Universale dei diritti umani, promulgata dalle Nazioni Unite allo scopo di riconoscere, a livello internazionale, i diritti inalienabili di tutti gli uomini in ogni nazione. Per comprendere appieno l’aria di morte che si respirava ad Auschwitz, ecco un discorso delle SS ai nuovi arrivati: “Per noi tutti voi non siete uomini, ma soltanto un mucchio di spazzatura. Vi puniamo come si deve, e di questo vi convincerete. … è con vero piacere che vi metteremo tutti a cuocere nei forni crematori. Dimenticate le vostre mogli, i vostri figli, le vostre famiglie. Qui creperete come cani”. Nel campo giungevano, mediamente ogni ora, treni carichi di persone: i sani fisicamente erano destinati al lavoro, mentre i vecchi, i deboli, i troppo giovani e le madri con i figli venivano sottoposti a disinfezione e poi accompagnati, spogliati, direttamente alle camere a gas. Le truppe speciali rasavano le teste ai cadaveri poco dopo, cercando oggetti preziosi nascosti nei corpi, estraendo con ganci i denti d’oro, per poi trasportare i morti in barella ai forni.
Dietro i crematori, gruppi di operai raccoglievano il grasso residuo per la produzione del sapone e insacchettavano le polveri, utilizzate in seguito come fertilizzante… tutto con una precisione prussiana. In due anni di pieno funzionamento, stando ai registri rivelati durante il processo di Norimberga, nel Campo morirono poco più di un milione di persone su un totale di un milione e mezzo di deportati, anche se ancora oggi è difficile determinare con precisione il numero esatto di Ebrei, zingari, prigionieri di guerra, prigionieri politici finiti in gas, uccisi con un colpo alla nuca, dalle malattie e dalla fame, dalle disumane condizioni lavorative, dalle percosse e dalle torture inflitte dagli agenti delle SS.
Ad Auschwitz c’erano 4 grandi crematori con diverse camere a gas capaci di contenere fino a 1500-2000 persone alla volta, mentre per incenerire i corpi erano funzionanti una cinquantina di forni, in grado di bruciare alcune migliaia di cadaveri ogni giorno…una logica dello sterminio simile alla produzione industriale di un’azienda modello, basata sull’efficienza, sul massimo rendimento e col minor dispendio energetico e materiale per la gasazione e la cremazione dei cadaveri; tenendo poi presente che chi non veniva assassinato nelle camere a gas, dove sopportare, prima di morire, sofferenze e umiliazioni difficili da immaginare: cannibalismo forzato, interventi pseudomedici, amputazioni, sterilizzazione, infezioni sperimentali e appelli quotidiani. Il 27 gennaio di ogni anno deve diventare il giorno di meditazione sulle pagine di storia più tragiche del ‘900, di cui i lager nazisti rappresentano certamente il simbolo per eccellenza, in un mondo in cui genocidio e pulizia etnica sono diventati il modo normale di condurre un conflitto bellico.