Stamane gli operatori del Centro Nautico e Sommozzatori della Polizia di Stato di La Spezia, unico centro specializzato di questo tipo presente in Italia, hanno raccontato la loro “esperienza” ed i loro interventi più complicati a Bastiglia, nel modenese, letteralmente sommersa dalle acque. A rivelarlo è il quotidiano online modenatoday.it. Sulla homepage del sito, difatti, si legge che i sommozzatori hanno sfatato molti luoghi comuni e fornito tante indicazioni utili a riguardo di queste devastanti e pericolose situazioni. In primis hanno sconsigliato l’uso di stivali in gomma e salopette alte da pescatori in quanto, giustamente, si tramuterebbero in pesanti zavorre piene d’acqua capaci di trascinare le persone sul fondo. Molto meglio utilizzare scarpe leggere perché tanto, in una situazione del genere, ci si bagnerebbe comunque. In secundis, nel caso in cui ci si dovesse trovare nel pieno di un corso d’acqua, hanno consigliato ai cittadini di mettersi sul dorso e cercare di dirigere i piedi verso la corrente, così da poter ammortizzare con le gambe eventuali ostacoli. Sempre sulle pagine di modenatoday.it abbiamo appreso che, utilizzando tutti i dispositivi di sicurezza del caso come caschi, imbracature, cime e moschettoni, gli operatori hanno trainato a braccia i gommoni nelle vie di Bastiglia raccogliendo gli alluvionati rimasti per due giorni senza luce e riscaldamento: “Il contesto urbano è quello più irto di insidie – ha evidenziato l’ispettore capo Cristina Posati, tecnico nautico – Non puoi utilizzare dei fuoribordo perché ci sono troppi ostacoli nascosti dal fango che potrebbero causare gravi danni: cancelli, inferriate, panchine, anche un bidone dell’immondizia può rappresentare un pericolo”. Da non trascurare l’aspetto psicologico delle operazioni di salvataggio: “Bisogna sempre trasmettere fiducia nelle persone soccorse – ha aggiunto l’ispettore Posati – Chi si fa prendere dal panico non aiuta noi e non aiuta se stesso: a Bastiglia è stato particolarmente difficile il recupero di un cittadino disabile completamente in preda al terrore che abbiamo dovuto trasportare a braccia in un metro d’acqua con una corrente molto forte“. Comprensibilmente, viene riposta la massima attenzione nella preparazione degli interventi effettuati con squadre di quattro, massimo cinque componenti: “Solo garantendo la massima sicurezza degli operatori si può pensare di potere aiutare le persone da soccorrere – ha osservato l’ispettore capo Barbara Marinesi, tecnico nautico – Fondamentale innanzitutto una valutazione della forza della corrente, poi si organizza l’intervento”. Non sorprende il fatto che venga posto l’accento sull’aspetto preparatorio: l’improvvisazione fa più danni dell’alluvione stesso e, come sottolineato dagli stessi operatori, non è un caso che l’unico disperso finora sia un soccorritore improvvisato. In merito alle ricerche di Giuseppe Oberdan Salvioli, il 44enne bastigliese inghiottito dalle acque lunedì mattina, gli operatori mostrano un amaro realismo: “Il corpo potrebbe essere ovunque – ammettono – Potrebbe trovarsi a chilometri di distanza così come potrebbe essersi incastrato nella prima asperità del terreno della Bassa”.