Alluvione nel Modenese, argini vulnerabili: “Il Secchia sia di monito a Bologna”

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secchia02L’esondazione provocata nel modenese dalla rottura degli argini del fiume Secchia, pur non avendo interessato il territorio bolognese, “deve fare da monito affinche’ possa essere svolto il lavoro di pulizia delle sponde e possa essere perseguito l’obiettivo di una piena realizzazione del piano delle casse di espansione, individuato gia’ dagli anni ’90”. A lanciare l’avvertimento e’ Emanuele Burgin, assessore all’Ambiente della Provincia di Bologna, rispondendo oggi in aule alle interrogazioni di Giuseppe Sabbioni (Scelta civica) e Luca Finotti (Fi). Per quanto riguarda le casse di espansione, Burgin ricorda che quella di Sala Bolognese e’ stata realizzata e compie il proprio lavoro, “altre- continua Burgin- come quella di Trebbo, ancora sono solo sulla carta e restano strategiche”. Passando alla pulizia delle sponde, che spetta al Servizio tecnico di bacino del Reno, “le risorse sono considerate insufficienti da tutti”, sottolinea l’assessore. Di certo, non si puo’ ignorare che gli argini “sono assolutamente vulnerabili”, avverte Burgin. Il caso del Secchia lo ha dimostrato: “Non conosco la vicenda e i motivi per i quali l’argine possa aver ceduto ma, a rigor di logica, affermare subito dopo che questo sia dovuto alle nutrie o ad altri animali e’ quanto meno affrettato”. Il tema comunque “e’ critico” e “sicuramente la presenza di tane” contribuisce a renderlo tale, continua l’assessore. E’ per questo che la Provincia svolge “un importantissimo lavoro di controllo degli animali”, ricorda Burgin, mentre il Servizio tecnico di bacino si occupa della pulizia delle sponde, che riduce la possibilita’ di tane. Di tane “ogni anno ne vengono individuate centinaia, ma di queste, se si e’ fortunati- spiega Burgin- si riesce a vedere l’ingresso, mentre non si puo’ conoscerne lo sviluppo, che puo’ arrivare a decine di metri” aumentando i rischi. Sul tema specifico delle nutrie, a fornire i dati e’ l’assessore provinciale alla Pianificazione faunistica, Gabriella Montera. Nel 2013 sono stati abbatuti 4.078 esemplari contro i 5.214 del 2012 e gli 11.513 del 2011. Un calo dovuto all’andamento climatico, perche’ “la lunga fase di neve e di basse temperature- spiega Montera- ha agito come deterrente per la moltiplicazione delle nutrie”, quindi si e’ deciso di abbatterne di meno. Il record di abbattimenti, nell’ultimo anno, va al territorio di Molinella (684), seguito da Budrio (525) e Medicina (424). I danni provocati alle agricolture o alle infrastrutture delle aziende, nel 2013, ammontano a 11.476 euro contro i 3.662 del 2012 ed i 67.168 del 2011. Dall’assessore un ringraziamento ai “coadiutori” che si occupano degli abbattimenti, visto che si tratta di un’attivita’ svolta gratuitamente.

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