Negli ultimi giorni, le Nazioni Unite hanno diffuso un rapporto sul clima che raccomanda una riduzione delle emissioni di gas serra globali compresa fra il 40 e il 70 per cento entro il 2050. Stando ai dettagli preliminari del rapporto, gli Stati dovranno trovare il modo di filtrare i gas serra direttamente dall’atmosfera, pena il mancato raggiungimento degli obiettivi climatici fissati dall’Onu per il 2100. Fra le soluzioni citate dall’Intergovernmental panel on climate change “spicca la produzione di bioenergia tramite la cattura e immagazzinamento di CO2 (Beccs)”, una tecnologia che, sottolinea il “New York Times”, si trova ancora in uno stadio “preinfantile”, con soli tre impianti sperimentali operativi in tutto il mondo. Le effettive potenzialita’ del sistema Beccs, sottolinea il quotidiano Usa, “sono oggetto di un acceso dibattito all’interno della comunita’ scientifica”. Il Beccs sconta anche gravi ostacoli di natura finanziaria e tecnica: “gli attuali impianti a biomasse, infatti, hanno un’efficienza energetica assai inferiore a quella degli impianti termoelettrici a carbone, e l’aggiunta della tecnologia di cattura della CO2 non fa che peggiorare tale deficit d’efficienza”. Da ultimo, uno studio del 2012 solleva dubbi circa il pompaggio di anidride carbonica nelle formazioni rocciose del sottosuolo, una pratica che potrebbe causare eventi di natura sismica sufficienti a liberare nuovamente i gas nell’atmosfera.