Passare rapidamente ad un’economia a basse emissioni di carbonio. Questa la raccomandazione che sarebbe contenuta nella seconda parte del Quinto rapporto di valutazione (Ar5) – secondo alcune anticipazioni in circolazione – messo a punto dagli scienziati che studiano i cambiamenti climatici su mandato delle Nazioni Unite, l’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change). Per gli esperti le emissioni sono ancora in aumento e, se non si agisce subito, gli effetti saranno peggiori, con un aumento dei costi. L’anticipazione del documento, la cui pubblicazione ufficiale è attesa per la primavera, arriva dopo la presentazione di fine settembre dell’anno scorso a Stoccolma sulle linee generali contenute nel Quinto rapporto. Tra i punti messi in evidenza in questo ‘nuovo’ report, l’Ipcc affermerebbe che “ritardare le azioni di contrasto al riscaldamento globale farà aumentare i costi e, allo stesso tempo, porterà ad una riduzione delle opzioni” per scongiurare gli impatti peggiori dei cambiamenti climatici. Le emissioni di CO2 e di altri gas serra, nonostante gli sforzi internazionali, aumentano “in media del 2,2% all’anno tra il 2000 e il 2010, rispetto all’1,3% l’anno dal 1970-2000”. I fattori principali che hanno contribuito sono la “crescita economica” e “l’aumento costante della popolazione mondiale”. Il maggior contributo alle emissioni globali è derivato dalla “combustione di petrolio e carbone”; e secondo alcune proiezioni – messe a punto dagli esperti e legate all’uso del carbone per rispondere alla crescente domanda di energia elettrica – “le emissioni del settore potrebbero raddoppiare o triplicare entro il 2050 rispetto al livello del 2010”. Per rimanere al di sotto dei due gradi di un aumento della temperatura media globale, nell’anticipazione in circolazione del rapporto si afferma che sarebbe necessario ridurre entro il 2050 le emissioni di gas serra del 40%-70% rispetto ai livelli del 2010. Per farlo si dovrebbe puntare su “nuovi modelli di investimento e su un’economia a basse emissioni di carbonio”.