“L’Emilia-Romagna è una regione in prima fila nella sensibilità verso i temi della bonifica e dove le cose si fanno, come dimostra l’ottima legge di settore approvata – osserva il presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni – ciò nonostante, in un solo anno, le necessità di investimento per la salvaguardia idrogeologica sono salite a 985 milioni. Il territorio, in mancanza di un radicale piano di manutenzione, deperisce, aumentando esponenzialmente le necessità per essere sicuro; progressivamente ci stiamo pregiudicando questo bene inclonabile, determinante per qualsiasi ipotesi di ripresa economica”.
Nel dettaglio, gli interventi segnalati dai Consorzi in Emilia Romagna lo scorso anno sono stati “ben 1.018 e richiamano prepotentemente l’attenzione della comunità e della politica verso questo tipo di emergenza di cui spesso ci si accorge solo a giochi fatti”. A giudizio dell’Urber, mettere in sicurezza preventiva il territorio significa risparmiare dalle 5 alle 7 volte il denaro pubblico speso per l’intervento a emergenza avvenuta e soprattutto dare certezze maggiori a chi vive e fa impresa in questi territori e quindi creare i presupposti per creare economia più stabile.
Quanto all’irrigazione, “i consorzi di bonifica dei singoli comprensori territoriali, nel corso del 2013, hanno prelevato, dal fiume Po e da altri corsi minori, e distribuito nella rete circa un miliardo e 100 milioni di metri cubi d’acqua, di questi, quasi 240 milioni solo dal Cer. Un dato che appare in lieve calo rispetto all’anno precedente, dove la diffusione a sostegno dell’agricoltura da parte del sistema di bonifica a livello di irrigazione si era attestata ad un miliardo e 400 milioni di metri cubi d’acqua”.
“La naturale criticità idrogeologica della Penisola, il cui suolo è in gran parte sotto il livello del mare – spiega Gargano – è stata accentuata da due fattori: i cambiamenti climatici e l’abbandono progressivo di zone svantaggiate quali gli appezzamenti montani; ciò ha incrementato le difficoltà idrauliche delle aree di pianura, accentuando al contempo la fragilità dei territori a monte, ormai abbandonati. A far da detonatore ad una situazione ambientalmente già precaria è stata la cementificazione spesso incontrollata, facendo della tutela idrogeologica un’emergenza nazionale, di cui è testimone, ad esempio, Giampilieri in Sicilia, dove, ad oltre quattro anni dalla frana, che provocò 37 morti, ancora nulla è stato fatto per evitare il ripetersi di analoga tragedia”.
I Consorzi di bonifica “si propongono come soggetti portatori di soluzioni concrete, quali l’annuale Piano per la Mitigazione del Rischio Idrogeologico, ma anche Irriframe, il sistema esperto per il risparmio idrico in agricoltura che, partito proprio dall’esperienza dell’Emilia Romagna, è oggi all’attenzione internazionale; nel solo Veneto ha permesso, la scorsa stagione, di risparmiare 3 milioni di metri cubi d’acqua con evidenti vantaggi per l’economia agricola ed ora è uno strumento utilizzato dal Governo italiano con l’Unione Europea nella definizione delle caratteristiche applicative della Pac 2014-2020. Quello che chiediamo – conclude Gargano – è che si esca dal perverso cerchio di un Paese, che chiede lo stato di calamità per alluvione d’inverno e per siccità d’estate”.