Il 12 gennaio del 2010, 4 anni fa, Haiti veniva devastata da un terremoto di magnitudo 7.0. Le vittime stimate furono almeno 200.000. A quattro anni dalla catastrofe, mentre i riflettori della maggior parte dei mass media restano spenti, Amnesty International ha ricordato il dramma di chi ancora oggi vive senza una casa e in condizioni di estrema povertà, in quella che è una delle nazioni più povere del mondo. Uno dei problemi sottolineati dal movimento che si batte per il rispetto dei diritti umani, è che le migliaia di senzatetto che oggi vivono in baracche improvvisate, sono esposte a continue violenze da parte di gruppi armati, anche legati alle forze di polizia, che distruggono le loro case di fortuna costringendoli alla fuga.
Ecco il comunicato di Amnesty tradotto dall’inglese: “quattro anni fa, un devastante terremoto colpiva l’isola caraibica di Haiti, causando almeno 200 mila morti e più di 2 milioni di senza tetto. Fu un disastro di proporzioni enormi, che colpì un paese già prostrato dalla miseria e da debolezze istituzionali: fu una catastrofe. Nei giorni dopo il sisma, Haiti era sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo. Quattro anni dopo però, i riflettori si sono spenti, ma i problemi di sofferenza del popolo di Haiti continuano.
Le stime parlano di almeno 150.000 persone ancora senza tetto, che vivono in 271 campi di fortuna (baraccopoli), spesso in condizioni igieniche terribili ed estremamente vulnerabili alle inondazioni. La mancanza di acqua potabile, la difficoltà di accesso a cure mediche, le condizioni di igiene pessime, fanno sì che il rischio colera e di altre epidemie sia sempre in agguato. Già questo è inaccettabile, ma molti haitiani che vivono nelle baraccopoli sono costretti a vivere nel terrore e nella paura di essere sfrattati con la forza. Dal 2010, più di 60 mila persone sono state costrette a lasciare le loro baracche. Una situazione che va avanti da anni e che Amnesty ha già denunciato in un report pubblicato lo scorso aprile. Finora le autorità non hanno punito nessuno per questi sfratti forzati.
Intanto, proprio oggi un sisma di magnitudo 6.5 ha scosso la vicina isola di Porto Rico, sempre nell’area dei Caraibi. In questo caso non ci sono stati danni, sia per la diversa magnitudo ma soprattutto per le diverse condizioni economiche che favoriscono infrastrutture più sicure.