Il triduo 29/30/31 corrisponde agli ultimi tre giorni del mese di gennaio, quelli notoriamente più freddi di tutto l’anno, chiamati “Giorni della Merla” e ha da sempre alimentato innumerevoli leggende e storielle dalle spettacolari varianti, tutte accomunate da queste tre date, una sorta di cartina tornasole dato che, in base a come si presenta il tempo, gli esperti traggono indicazioni su come sarà il clima dell’anno.
Si dice, infatti, che se questi giorni sono freddi, la primavera sarà mite e bella mentre, se sono caldi, essa arriverà in ritardo. Pare che la leggenda dei “Giorni della Merla” nacque proprio nel nostro territorio e viene tutt’oggi raccontata dagli anziani nostalgici che vivono nelle lande più sperdute dell’Oltrepò Pavese. Nel 1226, ma soprattutto nel 1233, il Po, i corsi d’acqua e gli stagni rimasero gelati per quasi tutti i mesi invernali, tanto che era possibile attraversarli tranquillamente, percorrendo la crosta gelida del Po sia a piedi che con i calessi. Due novelli sposi, tentarono l’ardua impresa di spostarsi dall’Oltrepò a Pavia, a bordo di un calesse trainato da un cavallo ma, purtroppo, il ghiaccio si ruppe e la fanciulla, una certa Merlini, conosciuta come “la bella Merla”, venne inghiottita dalle gelide acque del fiume. Da quella tragica vicenda, che stroncò brutalmente e bruscamente l’amore dei due giovani, nacque la leggenda. Quella più antica, invece, ha per protagonista un merlo che, quando ancora Gennaio durava 28 giorni, sopravvisse al pungente freddo invernale e, giunto incolume alla fine del mese, pensando di aver superato ormai tutte le asperità di Gennaio, uscì dal suo nido cantando: ”Più non ti curo Domine, che uscito son dal verno!”.
Gennaio, risentitosi, permaloso com’era, prese in prestito 3 giorni da Febbraio, scatenando bufere di neve, al punto che il merlo fu costretto a ripararsi in un camino, ma quando uscì era nero … e così vi rimase per sempre. Questa versione, la più datata, viene riportata anche da Dante nel Purgatorio : “e veggendo la caccia, letizia presi a tutte altre dispari, tanto ch’io volsi in sù l’ardita faccia, gridando a Dio ”Ormai più non ti temo!” come fé il merlo per poca bonaccia”(Purgatorio XIII, 119-123). Nel Calendario romano, il mese di Gennaio aveva veramente solo 28-29 giorni sin dai tempi di Numa Pompilio e della sua riforma del 713 a.C. , quando il Calendario a Roma divenne da lunare a luni-solare e furono inseriti i mesi di Gennaio e Febbraio. Il nome “Febrarius”,in latino significa “purificare” e Macrobio ricorda che Numa lo aveva dedicato al dio Februus, stabilendo che durante questo mese si celebrassero i riti funebri agli dei Mani.
Nelle feste che cadevano nella seconda quindicina di Gennaio, era ricordata anche Iunio Februata (Giunone), celebrata nelle Calende di Febbraio come Iuno Sospita (Giunone Salvatrice). Giunone era detta anche Lucina, dea della luce, protettrice delle partorienti. Oggi Febbraio ha perso la valenza di mese dedicato alla purificazione dei morti, dato che il mese a esso consacrato è novembre. Dalla storia si passa alla morale, dato che nel linguaggio popolare “dare del merlo a qualcuno” significa considerarlo uno sprovveduto, talmente ingenuo da cantar vittoria prima del tempo. Certo, il darwinismo, l’archeologia, l’antropologia culturale, la fisica nell’atmosfera e la diffusione degli uccellini da appartamento ci insegnano che la storia, forse, è andata diversamente, ma un pizzico di leggenda non guasta!